Lotta alla sclerosi multipla, uno “sportello” al San Camillo

Protagonisti saranno “pazienti tutor” che metteranno a disposizione la propria esperienza. Prima fase dedicata alla formazione

Uno sportello dedicato al sostegno dei pazienti con sclerosi multipla e offerto da “pazienti tutor”, che mettono insieme una consolidata esperienza di malattia con un percorso di formazione. Questo il progetto innovativo presentato dall’ospedale San Camillo – Forlanini con l’obiettivo di offrire una risposta concreta alle necessità delle persone cui è stata appena diagnosticata la sclerosi multipla, mettendo a disposizione l’esperienza di chi convive con la patologia già da diverso tempo. «Ricevere la diagnosi di una patologia cronica degenerativa come la sclerosi multipla – spiega una nota – ha un impatto devastante nella vita di una persona, che spesso impedisce l’accettazione della propria condizione e di tutte le difficoltà oggettive che essa comporta».

L’ospedale San Camillo-Forlanini, dichiara il direttore generale Fabrizio d’Alba, «è centro di eccellenza per professionalità e capacità dei clinici, in particolare per quanto riguarda la cura e presa in carico di paziente colpiti da malattie degenerative. E il progetto va proprio in questa direzione. Ovvero costruire una relazione unica con il paziente che possa sentirsi oltre che curato, compreso, supportato e tutelato. Requisiti fondamentali per il miglioramento delle cure e per una maggiore aderenza dei pazienti alla terapia».

Due gli obiettivi principali della novità: «supportare l’avvicinamento alla malattia in maniera empatica ed orizzontale “da paziente a paziente” invece che verticale “medico/infermiere – paziente” e cercare di limitare il ricorso al web per ricevere info e supporto, fornendo informazioni corrette, controllate e controllabili». In una prima fase un team formerà i candidati che, una volta completata la formazione, forniranno supporto ai pazienti del centro, diventando, quindi, “pazienti tutor”. «Risorsa molto importante per i medici e gli infermieri perché è in grado di rispondere ad una serie di domande pratiche del paziente, riservando il tempo degli operatori sanitari a questioni più specifiche».

30 settembre 2019