In Siria scuola a rischio per migliaia di bambini a causa del conflitto

Nella zona nord occidentale la metà delle strutture danneggiate, abbandonate o usate come rifugio per sfollati. 87 colpite nell’ultima escalation dei combattimenti

Sono migliaia i bambini della Siria nord occidentale che quest’anno potrebbero essere costretti a stare lontani dai banchi scolastici a causa dell’ultima escalation dei combattimenti, nella quale sono state colpite o danneggiate 87 strutture scolastiche. Negli ultimi 4 mesi infatti a seguito dei combattimenti e degli attacchi aerei 17 città in quell’area del Paese sono state completamente abbandonate dalle persone in fuga e circa mezzo milione di abitanti sono stati costrette a sfollare da Idlib, spiegano da Hurras Network, partner locale di Save the Children. A oggi, con la ripresa del nuovo anno scolastico, solo 300mila dei 650mila bambini in età scolare potranno trovare posto nelle scuole ancora funzionanti. Delle 1.193 scuole della zona infatti 635 continuano a essere operative mentre 353 sono state abbandonate o danneggiate e 205 sono utilizzate come rifugi collettivi.

È l’esperienza vissuta da Rasha, 12 anni: un nome fittizio scelto da Save the Children per raccontare la storia vera di una bambina costretta a fuggire con la sua famiglia dalla violenza crescente. «La vita prima della guerra, quando ero piccola, con la mia famiglia, era piacevole, buona e sicura – ricorda -. Ora è cambiata molto. Ho perso la persona più preziosa per me, mio padre, che era tutto per me. La guerra ha condizionato molto la mia istruzione perché siamo sfollati e non ho più potuto frequentare la scuola in quella situazione. Quando sarò grande e diventerò un medico, voglio curare i bambini feriti e bisognosi».

Solo dalla fine di aprile, sono oltre 500 le persone uccise a Idlib. Tra loro anche 140 bambini. «Gli insegnanti ci stanno dicendo che i genitori li supplicano di chiudere le scuole per paura che vengano attaccate – denuncia Sonia Khush, direttrice di Save the Children per la Siria -. Come può la comunità internazionale accettare che gli standard di vita siano scesi così in basso per migliaia di bambini a Idlib? Come si può accettare che venga negata loro l’istruzione perché non ci sono abbastanza scuole funzionanti per tutti?». L’anno scolastico inizierà l’ultima settimana di settembre e le organizzazioni umanitarie stanno lavorando per creare spazi in cui i bambini possano imparare, informa ancora Khush, «ma sono urgentemente necessari i fondi indispensabili per mantenere e rinforzare gli interventi di risposta all’emergenza. Alcune famiglie sono state sfollate ripetutamente, anche 10 volte, i rifugiati sono sistemati a volte nelle scuole o nelle moschee mentre altri dormono all’aperto nei campi o sotto gli alberi. Molti bambini devono affrontare la perdita della casa, la perdita e il dolore. Non dovrebbero temere di morire mentre sono a scuola».

A causa del massiccio sfollamento della popolazione civile da altre zone della Siria devastate dalla guerra, l’area nordoccidentale del Paese ha visto raddoppiare in pochi anni la sua popolazione: da 1,5 a 3 milioni di persone, tra cui oltre 1 milione di bambini e 750mila donne. Allo stesso tempo però le sue infrastrutture e i suoi servizi hanno in precedenza subito le conseguenze di oltre otto anni di combattimenti, lasciando migliaia di persone e bambini senza un adeguato accesso all’istruzione e all’assistenza sanitaria. Come è successo ad Alì – anche per lui un nome di fantasia, per tutelare almeno in parte la sua infanzia già violata dalla guerra -: 10 anni, è stato costretto a sfollare dal suo villaggio a Idlib e quando è tornato ha trovato la sua scuola danneggiata da un attacco aereo. «Ho visto che la mia scuola è stata distrutta, sono crollato anche io, sono molto triste. Io e i miei amici torneremo a studiare tra le sue mura. Adoro la mia scuola, vorrei che non fosse più bombardata e distrutta perché noi la ricostruiremo e la faremo più bella di prima. Adoro studiare. Voglio diventare un medico per curare le persone bisognose e servire il mio Paese».

La violenza intanto non si ferma e le infrastrutture civili – comprese scuole e ospedali – continuano a venire danneggiate o distrutte. Secondo i dati delle Nazioni Unite, nelle ultime due settimane nella Siria nord occidentale sono state colpite 4 strutture mediche, una stazione idrica che serve più di 80mila persone, insediamenti per civili sfollati, mercati e panifici. E le organizzazioni umanitarie faticano a far fronte alle necessità degli sfollati. Proprio per questo Save the Children torna a chiedere a tutte le parti in conflitto di fermare questa guerra contro i bambini. «I membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite – si legge in una nota diffusa oggi, 4 settembre – dovrebbero sostenere la proposta di risoluzione che prevede un cessate il fuoco per porre fine alle sempre più gravi condizioni umanitarie a Idlib. Il conflitto siriano non deve diventare l’occasione per normalizzare le gravi violazioni dei diritti umani fondamentali e delle leggi internazionali volte a proteggere i bambini vulnerabili».

4 settembre 2019