Silvestrini, cardinale della Ostpolitik e dei giovani

Il 30 agosto nella basilica vaticana le esequie del porporato, deceduto a quasi 96 anni. L’Ultima Commendatio e la Valedictio presiedute da Papa Francesco

Un uomo di Curia che tuttavia non ha mai perso di vista gli aspetti pastorali del suo sacerdozio. Così è stato ricordato il cardinale Achille Silvestrini, morto giovedì 29 agosto a quasi 96 anni. I funerali sono stati celebrati venerdì pomeriggio all’Altare della Cattedra della basilica vaticana, presieduti dal cardinale Re, vice decano del Sacro Collegio. Hanno concelebrato 20 cardinali, tra cui il segretario di Stato Parolin, e un’altra ventina di presuli. Al termine il Santo Padre Francesco ha presieduto il rito dell’Ultima Commendatio e della Valedictio. Oltre ai parenti del porporato defunto, ha partecipato alle esequie il presidente del Consiglio incaricato Conte, di cui il cardinale fu mentore negli anni in cui frequentava Villa Nazareth. Il Papa lo ha incontrato per un breve saluto e ha ricordato con affetto la figura del cardinale.

Nella sua omelia il cardinale Re ha ricordato come Silvestrini sia stato un fine diplomatico della Santa Sede, al servizio della Segreteria di Stato dal 1953 al 1988. Fu collaboratore di Tardini e Cicognani fino a ricoprire l’incarico di segretario della sezione per i Rapporti con gli Stati, il ministero degli esteri vaticano. Fu poi creato cardinale da Giovanni Paolo II e nominato prefetto prima della Segnatura apostolica poi della Congregazione per le Chiese orientali. «La sua lunga e operosa vita è stata totalmente spesa nella Curia romana al servizio della Chiesa, del Papa e della Santa Sede, ma anche al bene della società – ha evidenziato Re -; i ruoli infatti che egli ha ricoperto lo hanno portato a operare a favore della pace, dei diritti umani e delle grandi cause dell’umanità in campo internazionale. E sempre lo ha caratterizzato un grande spirito sacerdotale, con un occhio di speciale dedizione alla formazione della gioventù».

Il porporato ha sottolineato anche «la sua attenzione alle persone, la sua cultura, la conoscenza di uomini e di avvenimenti e la sua capacità di approfondimento dei problemi», che «gli davano la prospettiva delle cose possibili, per il bene della Chiesa ma anche della società – ha proseguito -. La stima nei suoi riguardi andò via via crescendo». Inevitabile il riferimento alla collaborazione di Silvestrini con il cardinale Casaroli nel «portare avanti il dialogo con i regimi comunisti dei Paesi oltre la cortina di ferro, la cosiddetta Ostpolitik, durante il periodo della guerra fredda. Lo scopo era di soccorrere e sostenere, per quanto possibile, la Chiesa cattolica nei Paesi che erano sotto l’egemonia sovietica, in modo che potesse continuare a vivere, o meglio a sopravvivere, nonostante le sfavorevoli circostanze». Ricordato anche il ruolo di primissimo piano avuto nella conferenza di Helsinki che portò alla nascita dell’Osce e la guida della delegazione vaticana per la revisione del Concordato con l’Italia.

Accanto agli incarichi diplomatici, il cardinale Silvestrini «trovò sempre tempo per dedicarsi alla formazione dei giovani e, in particolare, a favore della gioventù legata a Villa Nazareth – ha sottolineato Re -. Dopo la scomparsa del cardinale Tardini fu lui a prendere la guida di tale benemerita istituzione» che poi «trasformò nella Fondazione Sacra Famiglia di Nazareth, dandole  nuovo sviluppo. Nel 1986, per potenziare l’azione a favore della gioventù universitaria, creò la Fondazione Comunità Domenico Tardini, della quale pure fu presidente». E una volta lasciati gli incarichi nella Curia romana «si dedicò pienamente con tutte le sue energie al bene dei giovani, aiutandoli a crescere e a prepararsi alla vita con serietà e con impegno, rivelando grande ansia pastorale, sincero zelo sacerdotale e grande sensibilità umana. Aveva un vero trasporto per questo tipo di apostolato ed era attento alle necessità delle persone. Fu ben voluto dai giovani e, soprattutto, seppe far loro del bene. Sono molti – ha concluso Re – che conservano in cuore una grande riconoscenza al caro defunto per l’aiuto spirituale, i consigli e gli incoraggiamenti ricevuti».

2 settembre 2019