Libia, Unhcr e Oim: «Situazione disperata»

All’indomani dei colloqui di Parigi, la dichiarazione congiunta di Grandi e Vitorino. Nella serata esplosi alcuni razzi vicino all’aeroporto di Tripoli

 «I colloqui tenutisi ieri a Parigi con gli Stati europei sulla necessità di trovare una soluzione alla situazione nel Mar Mediterraneo e di prevenire la perdita di vite umane in Libia sono stati accolti con favore ed erano estremamente necessari». Si apre con queste parole la dichiarazione congiunta dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati Filippo Grandi e di Antonio Vitorino, direttore generale dell’Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni), diffusa questa mattina, 3 luglio. Nel testo, il riferimento alla violenza che ha colpito Tripoli nelle ultime settimane, che «ha reso la situazione disperata come mai prima» e ha evidenziato «l’urgenza con cui è necessario intervenire». Basti pensare che proprio nella tarda serata di ieri sono stati sospeso i voli dall’aeroporto di Mitiga, a Tripoli, dopo che alcuni razzi Grad sono esplosi nei pressi dello scalo. Si tratta dell’unico aeroporto funzionante a Tripoli, già attaccato per diversi mesi dall’esercito nazionale libico. E sabato 20 luglio era stata annunciata per imminente una nuova offensiva delle forze del maresciallo Khalifa Haftar per la conquista della Capitale del Paese africano.

«Accogliamo con soddisfazione il consenso emerso in occasione dei colloqui di ieri in merito alla necessità di porre fine alla detenzione arbitraria di rifugiati e migranti in Libia – scrivono i due leader nella dichiarazione -. È necessario avviare un processo di rilascio ordinato delle persone trattenute nei Centri di detenzione, sia verso le aree urbane sia verso Centri di accoglienza aperti che assicurino una ragionevole libertà di movimento, riparo, assistenza e protezione della propria incolumità». In più, è necessario anche «un monitoraggio indipendente e l’accesso regolare e incondizionato delle agenzie umanitarie. Alla luce dei rischi di abusi, maltrattamenti o morte – si legge ancora nel testo -, nessuno dovrebbe essere ricondotto nei Centri di detenzione in Libia dopo essere stato intercettato o soccorso in mare».

I due firmatari definiscono «incoraggiante» l’impegno rinnovato dagli Stati a «prevenire la perdita di vite umane nel Mar Mediterraneo. Lo status quo, che vede le operazioni di ricerca e soccorso spesso lasciate all’intervento di imbarcazioni commerciali o di Ong – osservano -, non può continuare. È necessario lanciare un’operazione di ricerca e soccorso guidata dagli Stati dell’Unione Europea simile a quelle realizzate negli ultimi anni». Ancora, «è necessario riconoscere il ruolo fondamentale svolto dalle Ong: esse non devono essere criminalizzate né stigmatizzate per il soccorso di vite umane in mare». Anche alle imbarcazioni commerciali, «sulle quali si fa sempre più affidamento per condurre operazioni di soccorso», non deve essere chiesto «né di trasbordare sulle navi della Guardia costiera libica le persone soccorse, né di farle sbarcare in Libia, dato che non costituisce un porto sicuro». La richiesta è che continuino i colloqui avviati «sull’opportunità di istituire un meccanismo di sbarco temporaneo e coordinato per le persone soccorse in mare e di condividere le responsabilità fra Stati in previsione della successiva fase di accoglienza». Un «approccio congiunto», è la constatazione, è «nell’interesse di tutti».

Nel frattempo, per quanti sono esposti a pericoli immediati restano un’«àncora di salvezza irrinunciabile» evacuazioni e reinsediamenti al di fuori della Libia. «Continuiamo a chiedere agli Stati di collaborare per portare al sicuro i rifugiati più vulnerabili in Libia, e accogliamo con soddisfazione le espressioni di sostegno manifestate ieri al riguardo». Quindi, un richiamo: «Sono necessari sforzi maggiori per trovare soluzioni alle ragioni per cui le persone, in primo luogo, abbandonano le proprie case. Finché i molteplici conflitti in corso nell’Africa settentrionale e subsahariana e le sfide legate allo sviluppo continueranno a restare irrisolti, vi saranno persone che continueranno a cercare alternative per se stesse e per le proprie famiglie». Grandi e Vitorino indicano come «priorità assoluta» negoziare una pace duratura in Libia: «La comunità internazionale – osservano – dovrebbe sfruttare ogni mezzo a propria disposizione per riportare a dialogare le parti in conflitto e adottare una soluzione politica capace di ristabilire stabilità e sicurezza».

23 luglio 2019