Il Garante per l’infanzia: serve piano contro il cyberbullismo

Nella relazione al Parlamento le questioni aperte sui minori. Tra le priorità il contrasto alle violenze in famiglia, scuole sicure e accessibili, la prevenzione su droga e alcol

Violenze in famiglia, droga e baby gang, digitale e cyberbullismo, responsabilità educative. Tanti i temi affrontati dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza nella Relazione al Parlamento, presentata oggi, 19 giugno, a Montecitorio, davanti al capo dello Stato Sergio Mattarella. «Non lasciamoli soli», l’appello rivolto dal Garante Filomena Albano pensando ai 9 milioni 800mila minorenni presenti in Italia.

Dall’Autorità arriva la richiesta di un sistema nazionale di monitoraggio «indispensabile per prevenire e per contrastare gli abusi in modo mirato». Allo stesso tempo «occorre riavviare i lavori dell’Osservatorio nazionale per il contrasto della pedofilia e della pedopornografia». A fronte poi della frammentazione di competenze e di livelli territoriali di gestione «serve una strategia generale, che preveda anche attività di formazione di chi opera a contatto con l’infanzia per intercettare i segnali di violenza e segnalarli».

Albano ha chiesto di «investire nella consapevolezza digitale. Il digitale è insieme un’opportunità e uno spazio nel quale occorre sapersi muovere. Richiede l’assunzione di responsabilità, tanto da parte degli adulti che dei ragazzi. I genitori devono essere consapevoli del fatto che i figli non sono loro appendici – osserva la garante -. Quindi prima di pubblicare immagini o dettagli della loro vita devono acquisire la loro opinione e ricordare che in rete le immagini restano per sempre. Un’acquisizione della consapevolezza degli adulti passa anche attraverso un investimento culturale e formativo a loro indirizzato».

In realtà, prosegue Albano, «anche i genitori possono aver bisogno di essere accompagnati. Questo vale ancor di più per i ragazzi: con l’entrata in vigore, nel 2018, del decreto legislativo 101 sulla privacy a partire dai 14 anni possono infatti esprimere da soli il consenso al trattamento online dei propri dati personali». Perché ciò avvenga senza ledere i diritti dei minorenni l’Autorità garante ha chiesto al governo che «siano predisposti programmi formativi specifici per assicurare una sufficiente e diffusa consapevolezza digitale tra i ragazzi».

Sono, poi, almeno cinque le priorità per la scuola italiana individuate dall’Autorità, che ha chiesto «edifici sicuri, salubri e accessibili; scuole aperte e a misura di studente per contrastare povertà educativa e marginalità». E ancora, «programmi di promozione della cultura della mediazione, di educazione civica e all’affettività oltre che dell’uso consapevole della rete per contrastare bullismo e cyberbullismo; scuole inclusive per studenti con disabilità e per quelli a rischio di esclusione sociale».

Nel 2018 il cyberbullismo ha colpito il 22,2% di tutte le vittime di bullismo. L’Autorità garante ha sollecitato la convocazione del tavolo tecnico previsto dalla legge presso la Presidenza del Consiglio dei ministri. Secondo l’Agia, «è fondamentale che si adotti quanto prima il piano di azione integrato di prevenzione e contrasto al cyberbullismo e si realizzi un sistema di raccolta dei dati per monitorare l’evoluzione dei fenomeni». Serve «un concreto investimento culturale. Navigare in rete è infatti un po’ come navigare in mare: occorre una patente per imparare a riconoscere i pericoli, a sapersi comportare e a capire dove trovare un porto sicuro. Nessuno pensa che sia necessario, eppure, anche per muoversi sul web, occorrerebbe una patente».

Nella relazione viene ricordato che il 2018 è stato l’anno nel quale l’Italia per la prima volta dopo 40 anni di attesa si è dotata di un ordinamento penitenziario per i minorenni. Fino a quella data vigevano le regole destinate agli adulti. In tema di rapporto tra minorenni e giustizia l’Autorità garante promuove «la mediazione penale, una forma di giustizia riparativa». Affidati ai servizi sociali minorili del ministero della Giustizia nel 2018 erano in tutto 21.305 giovani (da 14 a 25 anni), dei quali 18.950 maschi e 2.355 femmine. Nello stesso anno sono stati segnalati dall’Autorità giudiziaria 15.372 giovani di cui 10.770 italiani e 4.602 stranieri. Per il contrasto alla dipendenza da droga e alcol tra minorenni Albano richiede «più educazione, prevenzione e controlli sanitari. Servono campagne di sensibilizzazione, in particolare tra le giovani in età fertile, per informare i ragazzi sulle conseguenze dell’abuso di alcol».

19 giugno 2019