Al segretario generale Onu Guterres il Premio Carlo Magno

La consegna ad Aquisgrana. A pronunciare la Laudatio, il re di Spagna Felipe: «Il suo lavoro ci ricorda che il sogno europeo non finisce ai confini dell’Europa»

Assegnato al segretario generale dell’Onu Antonio Guterres il Premio Carlo Magno; la consegna è avvenuta ieri, 30 maggio, nella Sala delle incoronazioni del municipio di Aquisgrana. «In un momento in cui i diritti universali sono sempre più indeboliti e i principi democratici messi sotto pressione», recita la motivazione, a Guterres va il riconoscimento per il suo essere «straordinario difensore del modello sociale europeo, del pluralismo, della tolleranza e del dialogo, di società aperte e solidali, del rafforzamento e consolidamento della cooperazione multilaterale e di una comunità di Stati che risponda efficacemente alle sfide esistenziali del XXI secolo».

«Uomo dai grandi orizzonti»: così lo ha definito nella Laudatio il re Felipe di Spagna, secondo cui «il sogno europeo rimane molto vivo grazie alla visione e alla determinazione di individui eccezionali del calibro di António Guterres», un uomo che «combina la prospettiva europea e la vocazione internazionale della sua patria, il Portogallo. Il suo lavoro – ha continuato Felipe – ci ricorda che il sogno europeo non finisce ai confini dell’Europa ed è un sogno uguale a quello di milioni di altre persone nel mondo». Tre, nelle parole del sovrano, i principi che guidano Guterres: anzitutto la «solidarietà con i più bisognosi», quindi la «ricerca di una unione sempre più stretta tra i popoli e gli Stati d’Europa»; da ultimo, «il contributo di un’Europa unita alle cause giuste dell’umanità». A cominciare da migrazioni e clima.

Nel discorso di Felipe anche un riferimento a quanti «rinunciano al sogno europeo sovranazionale» per «paura di fronte a un presente e un futuro incerti». La paura, ha evidenziato il re, «è una forza potente» che non va ignorata; deriva «dall’insicurezza e dall’esperienza della disuguaglianza». Ed è compito delle istituzioni europee «rispondere alle preoccupazioni». Per poterlo fare però vanno «riformate e rese più efficaci, sulla base delle lezioni apprese dalla recente crisi».

«Ricevere il premio Carlo Magno è un onore enorme. Attraverso di me voi rendete omaggio all’impegno, al servizio e al sacrificio di uomini e donne alle Nazioni Unite», l’esordio del discorso di Guterres, dopo aver ricevutola prestigiosa medaglia che dal 1950 è posta al collo di persone riconosciute come particolarmente significative per il cammino dell’integrazione europea. Guterres ha parlato di un’Europa in cui «perde terreno l’agenda dei diritti umani» ma allo stesso tempo ha evidenziato i motivi per cui «la necessità di un’Europa forte e unita non si è mai sentita così come oggi». In un momento «di grande ansia e disordine geopolitico», ha osservato, tre «sfide senza precedenti bussano alle nostre porte: cambiamenti climatici; demografia e migrazione; l’era digitale».

L’Europa, per il segretario delle Nazioni unite, è «pioniera ma anche una postazione avanzata del multilateralismo e dello stato di diritto», un «esperimento unico di sovranità condivisa» Il suo «modello sociale – ha continuato – ricorda che i risultati economici devono servire al benessere sociale generale e ad una società più equa». Per gli europei, «è una responsabilità storica ricordare sempre cosa significa il multilateralismo per chi è nel bisogno. Se sapremo mantenere la promessa di non lasciare nessuno indietro – il monito -, le persone saranno in grado di vivere decentemente del loro lavoro nei loro Paesi. È l’unico modo perché le migrazioni siano sostenibili, sicure, non irregolari e disumane, per scelta e non per necessità». Ancora, Guterres si è soffermato a parlare dei giovani, «la nostra speranza», che «l’Europa non può deludere». Quindi ha sollecitato l’Europa a «segnare il passo» nell’ambito del clima, a contribuire per «rendere le tecnologie digitali una forza di bene», a essere fedele ai suoi valori fondamentali. Chiudere le porte ai migranti «non difende ma svergogna questa eredità».

31 maggio 2019