27 novembre: impegno contro il terrorismo

1977, l’appello del cardinale vicario Poletti per una giornata di preghiera di fronte alla violenza che insanguina Roma

Nel travaglio di questi momenti in cui la violenza non conosce limiti e spazi, la parola del Cardinale Vicario ai fedeli di Roma è giunta come un segno di speranza, come un atto di fiducia nelle possibilità di recupero della società attuale pur viziata da tante suggestioni e da tanti errori. Pensiamo utile riportarne il testo, già pubblicato da questo giornale e ampiamente riportato dai maggiori quotidiani della Capitale e nazionali, perché i pastori di anime, i religiosi, e soprattutto i giovani, possano riflettere sulla portata di questo fenomeno e sulle aperture spirituali e civiche che queste parole del Cardinale Vicario rivelano. Sarà il modo più concreto e responsabile di preparare la “Giornata”, indetta dal Cardinale Vicario per domenica 27, prima domenica di Avvento.

Da alcuni mesi la violenza è tornata ad esplodere in Italia, irrazionale e frenetica, in non pochi tristi episodi. A Roma poi, soprattutto in queste ultime settimane, si manifesta in espressioni tanto numerose, che quasi non fanno più notizia, pur non cessando di sgomentare la popolazione e di rinchiuderla in una paurosa difesa, fatta di diffidenza, apatia e silenziosa protesta contro le pubbliche istituzioni. Nulla di più pericoloso per la convivenza civile di un Paese!

Forse proprio per questo Roma è presa di mira dai fautori della violenza per farne la loro “capitale emblematica”. I mezzi di comunicazione qualificano la violenza con diversi aggettivi: è inutile! è solo violenza e criminalità: perciò noi la deploriamo vivamente in ogni sua forma di espressione; ce ne sentiamo tutti colpiti e feriti in ogni sua vittima, senza distinzione di persone: siano esse tutori dell’ordine, professionisti, uomini politici o semplici cittadini.

Ci spaventa il fatto che le diverse fazioni, abbandonate a se stesse, si eccitano a vicenda, si esaltano e forse non sanno più controllarsi. Comprendiamo le difficoltà che ostacolano l’azione preventiva, protettiva e coercitiva delle diverse Magistrature e istituzioni dello Stato. Ma non ci nascondiamo neppure che i cittadini, sotto l’influsso della generale atmosfera di insicurezza, sono indotti a sentimenti di timore e di sconcerto.

Rivolgiamo perciò a tutti i responsabili dell’ordine pubblico un accorato appello. Sappiamo che i colpevoli, arrestati, hanno diritto a una propria difesa; ma quelli che sono in libertà non hanno alcun titolo per distruggere il bene comune e mettere in stato di inferiorità le persone oneste. Le pubbliche dichiarazioni di condanna, le solenni affermazioni “che non prevarranno”, non bastano più. Occorre che le leggi dello Stato siano efficacemente applicate.

Anche noi, cristiani, ci rendiamo conto che la nostra protesta rischia di passare inosservata, mentre siamo convinti che bisogna incoraggiare gli spauriti e coalizzare gli onesti contro ogni forma di violenza. Non promuoveremo dunque nessuna pubblica manifestazione che, a sua volta, darebbe ansa a contromanifestazioni e accrescerebbe le fatiche dei tutori dell’ordine. Ecco allora la proposta concreta: dedicheremo la prima domenica di Avvento, il giorno 27 novembre, a una particolare espressione di solidarietà contro la violenza. Sarò giorno di preghiera, di umiltà, di implorazione e di penitenza. In tutte le Chiese di Roma, nelle celebrazioni liturgiche sarà sospesa ogni forma di canti e di suoni. I sacerdoti, ad ogni Messa, ne spiegheranno la ragione. Particolari didascalie, appositamente scelte, accompagneranno le letture della Messa e aiuteranno i fedeli a capire. Essi saranno pure invitati ad un atto semplice e spontaneo di penitenza, come la rinuncia a una gita, a un divertimento, a un onesto piacere.

Tutto sarà ordinato a far riflettere che il popolo è minacciato da un terribile male: la violenza. Tutti potremmo esserne responsabili; tutti vi dobbiamo resistere con coraggio. Il Profeta Ezechiele ci presenta l’ammonimento del Signore: “Convertitevi e desistete da tutte le vostre iniquità… Formatevi un cuore nuovo e uno spirito nuovo… Io non godo della morte di chi muore – parola del Signore Dio! – convertitevi e vivrete” (Ez. XVIII, 30-32).

Per il buono e credibile esito della giornata, confido nella solidarietà e nella collaborazione dei Sacerdoti, degli Istituti e, in particolare, dei gruppi giovanili, poiché specialmente i giovani sono spesso strumentalizzati dalla violenza. Maria, Regina della pace, ci doni forza e fiducia.

13 novembre 1977