“Running on empty”, la corsa a vuoto di Jackson Browne

Il brano del 1977, che accompagnava Forrest Gump “on the road”, interroga sulla ricerca di un senso nella vita

«I giovani devono essere inquieti, non “da divano” ma in cammino, sempre cercando qualcosa di più, con la memoria delle radici ma guardando l’orizzonte, e appassionati. È brutto incontrare giovani appassiti…». Parole rivolte da Papa Francesco a studenti di un collegio veneto, giorni fa, che fanno eco ad altre pronunciate in varie occasioni, tra cui l’incontro con i giovani italiani al Circo Massimo nell’agosto 2018, con l’invito pressante a «rischiare» nel nome del Risorto e ad evitare corse “a vuoto”. «Abbiamo tanti motivi per correre, spesso solo perché ci sono tante cose da fare e il tempo non basta mai. A volte ci affrettiamo perché ci attira qualcosa di nuovo, di bello, di interessante. A volte, al contrario, si corre per scappare da una minaccia, da un pericolo… I discepoli di Gesù corrono perché hanno ricevuto la notizia che il corpo di Gesù è sparito dalla tomba».

C’è una corsa da risorti, insomma, e una corsa “nel vuoto”, di chi gira a vuoto, di chi cerca qualcosa senza sapere cosa, inutilmente, senza una direzione precisa. L’ha impressa bene nella storia della musica rock Jackson Browne, nel lontano 1977, con “Running on empty”, utilizzata come colonna sonora della corsa del mitico Forrest Gump interpretato da Tom Hanks.

«Guardando fuori la strada che scorre sotto le ruote / Ripenso agli anni passati come tanti campi d’estate / Nel ’65 avevo 17 anni e correvo sulla 101 (le gare con le macchine, ndr) / Non so dove sto correndo ora, sto solo correndo / Correndo, correndo a vuoto / Correndo, correndo alla cieca / Correndo nel sole / Ma sono in ritardo». “I’m running behind”, quasi un “correre all’indietro”, a tradurlo letteralmente. Perché essere in ritardo sulla vita che avanza è effettivamente un restare indietro rispetto ai sogni spezzati, ai desideri mancati, alle possibilità inespresse, alle possibilità di futuro cui ci si sottrae.

C’è la consapevolezza di qualcosa che si è fermato, di qualcosa che si è perduto. I ricordi e il vuoto, la fuga dalla realtà verso un’evasione fine a se stessa. Ma anche uno scatto che emerge per un apparente nuovo slancio. «Devi fare quello che puoi per mantenere in vita il tuo amore / Cercando di non confonderlo / con quello che fai per sopravvivere». C’è la certezza che non si può vivere senza dare un senso alla propria vita, a rischio di perderla. «Chiunque conosco, dovunque vada / Le persone hanno bisogno di una ragione in cui credere…  Se ci vorrà tutta la notte, per me va bene / Se ti strappo un sorriso prima di andarmene».

Un senso di sconfitta attraversa il brano. Lo sguardo e il cuore colgono il fallimento dell’assenza di una meta. «Non so come dirti quanto avverta la pazzia di questa vita / Mi guardo intorno cercando gli amici che una volta mi tiravano su / Guardando nei loro occhi vedono che anche loro corrono… Non so nemmeno che cosa spero di trovare / correndo verso il sole ma sono in ritardo».

9 aprile 2019