Dal primo pomeriggio di ieri, 25 marzo, ora locale, il servizio elettrico si è interrotto nuovamente in 15 Stati del Venezuela e nella Capitale Caracas. Qui la metropolitana ha cessato di funzionare, mentre l’ong Prepara Familia ha denunciato che nell’ospedale infantile José Manuel de los Ríos c’è elettricità solo per le emergenze, mentre il resto dei reparti è senza luce e acqua. Nel tardo pomeriggio in molte zone del Paese l’energia elettrica è tornata.

Proprio ieri il vescovo di Cumaná Jesus Gonzáles de Zárate Salas ha denunciato che in alcuni municipi della diocesi, come Chacopata, Guayacan e Caimancito, la corrente elettrica manca da 40 giorni e la popolazione è allo stremo: «Non possono conservare i loro alimenti e neppure possono bere un bicchiere di acqua fresca per alleviare le inclemenze del caldo, faticano a comunicare con i loro cari in altre regioni, l’uso del fuoco per fare luce provoca danni al sistema respiratorio e per l’igiene delle loro case, non hanno denaro per realizzare transazioni commerciali e l’oscurità prolungata ha fatto perdere loro perfino il ritmo delle ore del riposo; alcuni non hanno acqua potabile». Di qui l’accorato appello alle autorità.

La situazione, intanto, resta tesa. Sempre ieri l’Organizzazione degli Stati Americani, attraverso il segretario generale Luis Almagro, ha condannato l’arrivo, domenica 24 marzo, di un contingente di militari russi (circa un centinaio), definendolo «un atto lesivo» nei confronti della sovranità del Paese.

26 marzo 2019