Un male oscuro inquina Roma

Dicembre 1976: l’appello di don Claudio Sorgi ad emarginare la violenza di fronte ai ripetuti episodi che colpiscono la città

Giorni duri per essere di vigilia! Natale è la festa della pace e della volontà e tutto il Paese è di nuovo con il fiato sospeso: un vicequestore ucciso a Milano, mentre indagava sull’attentato a un vicequestore di Roma avvenuto il giorno prima. Due agenti uccisi, assieme a due banditi, e poi tutto il resto che leggiamo sui giornali e che sta succedendo in Parlamento. Questi però sono fatti di tutta la comunità nazionale, anche se accadono a Roma, e quindi è tutta la comunità nazionale che deve riflettere e agire per fronteggiarli. Ma tra i tanti ce n’è uno che è proprio nostro, della città.

Martedì scorso tutti i mezzi pubblici di Roma e del Lazio si sono fermati per tre ore. Trentamila lavoratori sono scesi in sciopero per protestare contro la violenza agli autobus. Pare che in neanche sei mesi siano stati perpetrati 128 atti di violenza contro i mezzi dell’Atac in città, con evidente pericolo dei cittadini e, ancor più, del personale viaggiante che sugli autobus ci passa la giornata.

È un fatto che turba la coscienza con oscuri fantasmi: perché avviene tutto questo? Chi c’è dietro al tirassegno sugli autobus? Potrebbero essere solo atti vandalici, di violenza gratuita, ma potrebbe esserci anche un disegno eversivo premeditato. è questo il dubbio attorno al quale si discute e c’è chi è sicuro dell’una o dell’altra cosa.

I lavoratori dell’Atac hanno sacrosanta ragione a pretendere che il loro lavoro non diventi un servizio di prima linea al fronte. Non sono eroici volontari arruolati in una guerra assurda, ma semplici cittadini che, quando escono al mattino, intendono recarsi a un normale lavoro per guadagnarsi da vivere per sé e per la famiglia, affrontando il normale rischio connesso alla natura del loro lavoro. Ma no, il rischio si trova improvvisamente aumentato, diventa imprevedibile, possono subire assalti persino per questioni di tifo sportivo, come è avvenuto.

Ma allora si tratta di una malattia misteriosa di questa città, che non ha riscontri in altre e che fa nascere pericoli più gravi. Raccontano i vecchi che, nel ’22, succedeva lo stesso a Milano: tram bloccati, incendiati, vetri rotti, cittadini in pericolo, tramvieri malmenati. Io non credo che si possa liquidare tutto pensando ai soliti giovinastri in cerca di stolte avventure. Probabilmente si tratta di un male oscuro, che è della città, ma che potrebbe insidiare tutto il corpo sociale del Paese o che potrebbe essere sintomo di un male più esteso.

Il sindaco giustamente protesta e chiede maggior rigore nella difesa da parte delle forze dell’ordine. Gli altri lavoratori si dichiarano solidali con quelli dell’Atac. E tutto questo va bene. Ma occorre che i romani – cioè i residenti e quelli che vivono o passano per Roma – si oppongono con coraggio alla violenza. È violenza certamente grave quella che uccide i questori e quella della tortura, dei manicomi, della fame e dell’aborto. Ma c’è anche questa violenza sottile, che difficilmente provoca il morto, ma che si infiltra come un ricatto nelle coscienze.

È allora il momento di tirare fuori dal cassetto certe cose che si chiamano virtù cristiane, oppure virtù civili, secondo chi le pratica: coraggio, fermezza, fiducia nel buon senso e nella efficacia del sistema democratico e nei valori di libertà, di umanità, di rispetto. E, naturalmente, fiducia in chi ha il dovere di tutelarci. Roma non può soccombere dietro questo e altri tentativi di colpirla nella sua vitalità morale. Roma deve ritrovare la forza di emarginare la violenza, di bloccarla alle sue radici. E chi ha il potere e il dovere di farlo, deve anche reprimerla. Ci aiuterà a passare un buon Natale (Claudio Sorgi)

19 dicembre 1976