«La decisione presa oggi dalla Consulta rafforza la legge Merlin e conferma la validità del suo obiettivo: la liberazione delle donne da questa forma di schiavitù moderna». Il presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII Giovanni Paolo Ramonda commenta la sentenza della Corte Costituzionale circa le questioni sulla legge Merlin sollevate dalla Corte d’appello di Bari in merito al processo sulle escort e discusse nell’udienza pubblica del 5 febbraio 2019. «Oggi in Italia prostituzione fa rima con schiavitù – prosegue Ramonda -. Non possiamo continuare a tenere decine di migliaia di vittime per qualche escort di alto bordo».

Al momento «rimaniamo in attesa delle motivazioni della sentenza ma riteniamo che sia necessario potenziare la legge Merlin, che ha appena compiuto 61 anni, al fine di renderla più efficace per il raggiungimento del suo obiettivo di emancipazione della donna», dichiara ancora il successore di don Oreste Benzi alla guida della Papa Giovanni XXIII. E ricorda la posizione della Comunità, vale a dire l’invito ad adottare «il cosiddetto “modello nordico”, in cui si prevede la sanzione ai clienti, considerati corresponsabili della riduzione in schiavitù di queste persone».

In 30 anni di attività la Comunità fondata da don Benzi ha liberato dalla strada e accolto oltre 7mila ragazze vittime del racket della prostituzione. Ogni settimana è presente con 28 unità di strada e 120 volontari per incontrare le persone che si prostituiscono e proporre la liberazione immediata. Insieme a un cartello di associazioni – tra cui Azione cattolica, Agesci, Cisl, Forum Famiglie, Rinnovamento nello Spirito -, promuove la campagna “Questo è il mio corpo“, per la liberazione delle vittime della tratta e della prostituzione. Una proposta ispirata, appunto, al modello nordico, che, spiegano dalla Comunità, «ha l’obiettivo di ridurre sensibilmente il fenomeno colpendo la domanda e sanzionando i clienti delle persone che si prostituiscono».

7 marzo 2019