Tajani: accogliere i migranti che fuggono dalle guerre

Il presidente dell’Europarlamento al Dies Academicus dell’Università Europea di Roma. Il ricordo di Megalizzi. Gli interventi di Selvadagi e Barrajón

Antonio Megalizzi credeva nell’Europa come «valore aggiunto, come una casa che deve proteggere i giovani e il futuro della nostra società». Il ricordo del giornalista 29enne morto in seguito alla strage dell’11 dicembre scorso ai mercatini di Natale di Strasburgo ha aperto l’intervento di Antonio Tajani, presidente del Parlamento Europeo durante l’inaugurazione dell’anno accademico 2018-2019 dell’Università Europea di Roma svoltasi nella mattina di oggi, lunedì 17 febbraio. “I giovani e l’Europa” il tema della cerimonia e il presidente Tajani ha scelto Megalizzi come modello da seguire per far comprendere agli studenti che affollavano l’Auditorium Giovanni Paolo II quanto sia importante «far parte di un disegno antico ma sempre attuale».

Originario della Calabria, Megalizzi seguiva le sedute del Parlamento Europeo per Europhonica, un progetto radio legato al mondo universitario, e aveva «l’Europa come seconda casa» ha aggiunto Tajani che avrebbe dovuto incontrarlo proprio il giorno dopo l’attentato per rilasciargli un’intervista. Le trasmissioni radiofoniche sono riprese l’11 febbraio e gli studi radiofonici sono stati dedicati al giovane e al giornalista polacco Bartosz Orent-Niedzielski, altra vittima dell’attacco. Tajani ha confessato di pensare ad Antonio ogni volta che sente affermare che sarebbe meglio uscire dall’Europa. «Lui non faceva parte dell’élite ma aveva un sogno che inseguiva con fatica», ha dichiarato.

Il presidente del Parlamento Europeo non ha nascosto che l’Europa «ha perso slancio» ma se vuole ritrovare entusiasmo è urgente «tornare a fare politica come missione. Sono mancati leader con una visione che varca i confini nazionali». Tajani non ha mancato di toccare argomenti di stretta attualità come il fenomeno migratorio che può essere arginato solo se si incrementano da parte dell’Europa i fondi per l’Africa. «Dobbiamo investire 50 milioni di euro – ha detto – i cinesi ne hanno investiti 60 in contanti. A livello nazionale non abbiamo le forze, le capacità e le risorse per affrontare la questione».

Altra cosa è invece l’accoglienza, passo doveroso da compiere verso chi fugge dalle guerre. «Non sono tutti trafficanti di armi, di droga o delinquenti quelli che arrivano – ha affermato –  Non possiamo dire di essere cristiani, mostrare il Vangelo e il rosario e non accogliere chi fugge da terre martoriate dalle guerre. Il Vangelo va letto dalla prima all’ultima pagina». Tajani ha ricordato che essere accoglienti significa anche mantenere forte la propria identità e ha rimarcato di non «apprezzare» i presidi che decidono di togliere i crocifissi dalle classi. Sulla situazione in Venezuela ha spiegato che l’Italia non «ha fatto una scelta chiara» e deve quindi preoccuparsi di difendere i valori di un Paese in cui c’è una delle più grandi colonie italiane invece di «litigare o fare sondaggi online». Agli studenti ha augurato di «non mollare mai» di battersi per le cose in cui credono perché solo così «varrà la pena impegnarsi in politica che non è una carriera ma rappresenta il modo per portare avanti i valori in cui si crede».

A fare gli onori di casa il rettore padre Pedro Barrajón che ha messo il mondo giovanile al centro del suo intervento. Facendo riferimento, tra l’altro, a quanto emerso dal documento finale del Sinodo dei Vescovi svoltosi ad ottobre, si è soffermato sui giovani e l’ambiente digitale, sull’università come comunità accademica, sulla formazione integrale e sulle sfide dell’Europa. «I giovani rappresentano la speranza della nostra società» ha affermato spiegando che uno degli obiettivi dell’Università Europea di Roma è affiancare «ad una preparazione professionale di eccellenza una formazione integrale di tutte le dimensioni della persona».

Fondata nel 2004 dalla congregazione religiosa dei Legionari di Cristo e inserita tra le istituzioni educative della Chiesa cattolica, l’università offre corsi di laurea in Economia, Psicologia, Giurisprudenza, Scienze della Formazione, Turismo. Alla formazione delle competenze professionali affianca la formazione della persona che porta lo studente, anche attraverso attività sociali, a sviluppare uno spirito di servizio per gli altri.  Una formazione integrale che punta alla crescita intellettuale e umana dello studente attraverso corsi speciali di integrazione del sapere specifico con altri di etica, filosofia, storia e teologia .

Per questo l’università si è impegnata ad incentivare l’assunzione di nuovi docenti di ruolo che diano stabilità all’istituzione e nei prossimi anni «si impegnerà nel creare progressivamente e gradualmente un sistema di accompagnamento degli studenti multiforme – ha detto il rettore – I giovani devono imparare l’esercizio della propria libertà, ma non devono essere abbandonati in una società complessa come la nostra». Rimarcando che la formazione universitaria oggi non può limitarsi a fornire una serie di nozioni e conoscenze perché i giovani esigono una formazione completa per guardare al futuro con speranza il rettore ha garantito l’impegno dell’ateneo «a camminare in questa direzione nei diversi ambiti delle nostre attività».

Per padre Pedro Barrajon la sfida per l’Europa risiede «nel ritrovare i propri valori fondativi, la propria anima e la propria missione, di fronte a sé stessa e a tutte le altre nazioni del mondo. L’apporto delle università è imprescindibile per poter vivere, trasmettere e valorizzare i valori che hanno fondato l’Europa». Ha quindi ricordato Alcide De Gasperi, uno dei padri fondatori dell’Europa. Il continente «oggi ha bisogno di uomini come De Gasperi che siano capaci di sognare e di battersi per un’ideale alto e nobile. Anche noi vorremmo far fiorire speranze nella vita di tanti giovani, stimolare fiducia nel futuro, aiutarli a intrecciare giuste relazioni». Auspicio dell’ateneo è anche quello di avere in futuro «un’Europa che non abbia paura di ripensarsi e abbia come sfondo i grandi ideali che la fondarono».

Monsignor Paolo Selvadagi, vescovo ausiliare della diocesi di Roma per il settore Ovest, si è invece soffermato sul rapporto tra Chiesa e giovani partendo dall’incontro europeo dei giovani con Papa Giovanni Paolo II svoltosi nel settembre del 1995 a Loreto mentre imperversava la guerra nell’ex-Jugoslavia. Il Pontefice volle riunire i giovani dagli Urali all’Atlantico per lanciare un messaggio di pace. Erano più di 400.000. Oggi «l’adesione alla fede e alla pratica religiosa è messa a dura prova», ha detto Selvadagi, che ha ricordato quanto emerso dal Sinodo dei vescovi. Per riavvicinare i giovani il vescovo ha consigliato di adottare il pellegrinaggio una «categoria di riferimento per la pastorale giovanile». I ragazzi hanno dimostrato di apprezzarlo ad agosto quando sono giunti a Roma da 183 diocesi per l’incontro con Papa Francesco. «Si sentono accolti, considerati, protagonisti dell’iniziativa – ha concluso – nella forma contemporanea il pellegrinaggio è metafora di ciò che i giovani chiedono ad una comunità».

18 febbraio 2019