Migranti, iniziati i trasferimenti dal Cara di Mineo

Dopo Castelnuovo di Porto, tocca al Centro nel catanese. Iniziati i primi trasferimenti: la struttura sarà svuotata entro il 2019. Il sindaco chiede un incontro al ministro Salvini

Dopo il Cara di Castelnuovo di Porto, tocca, come annunciato, al Cara di Mineo. Sono cominciati i primi trasferimenti dal Centro: ieri mattina, 7 febbraio, è partito un bus con 25 migranti diretto al Centro di assistenza straordinaria di Trapani. La struttura sarà svuotata entro il 2019.
Successivamente è partito un altro bus con a bordo 19 migranti, che saranno ospitati nei Cas di Siracusa e Ragusa. Era previsto che fossero 25 ma in sei non si sono presentati. Non è escluso che abbiano già abbandonato volontariamente la struttura. Altri sei migranti saranno trasferiti entro dopodomani nei due Csa. Le operazioni si sono svolte nella massima tranquillità. Francesco Magnano, direttore del Cara di Mineo, ha evidenziato come «le uscite avvengono in maniera controllata e tutti gli ospiti sono avvisati con ampio anticipo in modo da prepararsi per tempo».

Nella struttura, che il ministro dell’Interno Matteo Salvini aveva già annunciato di voler chiudere entro l’anno, ci sono attualmente circa 1.250 ospiti, tra cui 130 donne e circa 85 minori. Altri 50 lasceranno il centro il prossimo 17 febbraio e altrettanti il 27. Scendendo sotto soglia 1.200, quella che, in base a una clausola di salvaguardia, consente a gestori e governo di poter rescindere il contratto senza pagare penali. Oltre ai migranti, a dover dire addio alla struttura e, di conseguenza, a un lavoro, saranno anche i dipendenti. Al momento sono circa 200 persone. Lavoratori che, ovviamente, stanno vivendo con grande preoccupazione il momento. Altri 170 avevano ricevuto la lettera di licenziamento con la precedente gestione.  Nell’ex “residence degli Aranci”, un tempo riservato ai militari americani di stanza nella base di Sigonella e ai loro familiari, la nuova gestione è arrivata a ottobre. Il Cara di Mineo nel corso degli anni era stato al centro di molte critiche, soprattutto per le criticità della gestione, i disservizi e per la qualità di vita degli ospiti. Tutte accuse rispedite al mittente dai responsabili del Cara.

La presa di posizione del sindaco. E mentre i primo ospiti del Cara venivano trasferiti, il sindaco di Mineo Giuseppe Mistretta non nascondeva il suo stato d’animo. Solo pochi giorni fa aveva scritto al ministro Salvini per chiedere un incontro. Una richiesta finalmente accolta: l’incontro dovrebbe esserci lunedì prossimo, 11 febbraio. Per il sindaco quello di oggi è solo «l’inizio di un percorso». Lui il Cara non l’ha mai voluto. «È una presenza troppo ingombrante per un Comune come il nostro», ha sottolineato. Ma adesso il timore è che, spenti i riflettori sul centro più grande d’Europa, a Mineo, appena cinquemila anime, restino solo le “macerie”. «Salvini dice “Prima gli italiani”; vorrei capire se i miei concittadini sono italiani come tutti gli altri», è la provocazione del sindaco, per il quale il Cara, soprattutto con la nuova gestione avviata lo scorso ottobre, è stato una «fabbrica di problemi. Non c’è stato un giorno in cui non mi sia dovuto fare carico di problemi legati al Cara», ha denunciato. Tante le emergenze all’orizzonte, che il Comune non vuole affrontare in isolamento: lavoratori licenziati, migranti che non lasceranno il territorio e che potrebbero vivere di espedienti, una struttura svuotata che rischia di diventare un monumento alla disperazione o addirittura all’illegalità. Per questo a Salvini il sindaco chiederà se ha intenzione di mantenere gli impegni previsti dal Patto per la Sicurezza, siglato nel 2011 dall’allora ministro leghista Maroni, con «una serie di misure compensative». L’auspicio è che prevalga il buonsenso e che sia data la possibilità a un territorio devastato e martoriato di ripartire. «Io sono pronto anche alle barricate per farmi ascoltare e continuerò a portare avanti la mia battaglia», ha affermato il primo cittadino.

La rete antirazzista: «Si chiuda il Cara della vergogna. Ma no alla criminalizzazione dei richiedenti asilo». «Da giorni è partita una vergognosa campagna anche mediatica in seguito alle indagini sulla mafia nigeriana nel Cara di Mineo, che ha portato alla recente dichiarazione del ministro Salvini sulla sua chiusura e sulle prossime deportazioni ed allontanamenti. Il procuratore Zuccaro non essendo riuscito a criminalizzare le ong delle navi umanitarie, adesso si accorge che un luogo come il megaCara sia criminogeno a causa dei numeri degli “ospiti” (attualmente circa 1.200). Eppure negli anni 2013/2015 erano 4.000/4.500, ma allora in troppi non se ne accorgevano; c’era chi si suicidava dentro (il ventunenne eritreo Mulue Ghirmay nel 14 dicembre 2013) o chi veniva sgozzata dall’ex convivente venuto dal nord Italia (la ventiseienne nigeriana Francis Miracle, l’1 gennaio 2018)». A parlare, in una nota, è la Rete antirazzista catanese, secondo cui «la  vicenda del Cara oramai volge al termine. Iniziata male nel marzo 2011, proseguita peggio in 8 anni, nei prossimi mesi dovrebbe concludersi con un crescendo di disumanità verso coloro che avrebbero dovuto trovare una degna accoglienza ma hanno ricevuto all’interno solo pessime condizioni di vivibilità e, all’esterno, ostilità, sfruttamento dai caporali nelle campagne del calatino e per le donne abusi sessuali, prostituzione e violenze. Noi sin dalla sua apertura abbiamo denunciato che sarebbe diventato un mega laboratorio di politiche segregazioniste, che tanta sofferenza avrebbe prodotto ai/alle richiedenti asilo – proseguono gli estensori del documento -. A 8 anni dalla sua apertura, cessata, per ovvie ragioni, la campagna mediatica dell’albergo a cinque stelle per richiedenti asilo, il Cara di Mineo rimbalza sulla cronaca nazionale solamente per fatti di cronaca nera. Inutile aspettarsi, da parte delle autorità preposte alla sua gestione, una chiara ammissione del loro fallimento. Il dibattito politico e mediatico si arena sempre sulle misure di sicurezza (ma solo per le popolazioni locali “minacciate”, non per i migranti), sulla trasparenza della gestione. Non una parola sulla condizione dei migranti e delle migranti, sui lunghi anni di attesa necessari per ottenere lo status di rifugiato, nei casi rari in cui lo si ottiene, sui percorsi di integrazione negati a migliaia di richiedenti asilo parcheggiati a tempo indeterminato nel Cara di Mineo al solo scopo di mantenere in vita la struttura ed il megabusiness della pseudo-accoglienza».

Continua la Rete antirazzista: «Il ministro Salvini (con motivazioni diametralmente opposte alle nostre) ha fatto della chiusura del Cara e dello smantellamento della già precaria accoglienza la sua ragione di vita; il suo vergognoso decreto, ora tramutato in legge, investe solo sulla gestione emergenziale e securitaria. Dopo avere massacrato le parti migliori del sistema d’accoglienza a livello nazionale (si parla di 15mila posti di lavoro a rischio per gli operatori e di 40mila migranti fuori da qualsiasi forma d’accoglienza), nelle prossime settimane verranno allontanate dal Cara numerose decine di migranti, da quelli che hanno riconosciuta la protezione umanitaria a coloro che, grazie alla legge (in)sicurezza di Salvini (compresi nuclei familiari), si troveranno in strada, ingrossando così le fila dei senza fissa dimora a Catania e  in Sicilia».

8 febbraio 2019