Sea Watch, l’appello di 50 associazioni: fate sbarcare i minori

Il messaggio indirizzato al premier Conte: «Urgenza improrogabile che tutte le persone a bordo tocchino terra nel più vicino porto sicuro». Tra i firmatari, molte realtà del mondo cattolico

«È ormai di urgenza improrogabile che i minori e tutte le persone presenti a bordo possano toccare terra nel più vicino porto sicuro e non restare ostaggio di dispute politiche alle quali, siamo certi converrà, il rispetto degli esseri umani e dei loro basilari diritti va sempre anteposto». Si rivolgono direttamente al premier Giuseppe Conte le oltre 50 associazioni e organizzazioni a diverso titolo impegnate per i diritti dei minori, che nella giornata di ieri, 28 gennaio, hanno sottoscritto un appello a tutela dei minori che da oltre 10 giorni sono bloccati insieme agli altri migranti sulla Sea Watch, al largo delle coste siciliane. Tra i firmatari, anche molte realtà del mondo cattolico come Acli, Centro Astalli, Comunità di Sant’Egidio, Salesiani per il sociale, insieme ad ActionAid, Amnesty International Italia, Cnca, Legambiente, Medici senza frontiere, Oxfam Italia, Save the Children Italia, Sos villaggi dei bambini, Terre des Hommes e molti altri.

Nella lettera si chiede al premier Conte che si dia seguito oggi stesso alla richiesta della Procura presso il Tribunale per i minorenni di Catania di far sbarcare i minori, sottolineando che «le disposizioni della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, del diritto internazionale del mare, della Convenzione Europea sui diritti umani, della nostra Costituzione e delle leggi interne di tutela dei minori di 18 anni rendono lo sbarco un atto dovuto, sinora ritardato senza comprensibili motivi».

La richiesta rivolta al presidente del Consiglio dunque è di intervenire immediatamente ed «esercitare quanto nelle Sue responsabilità per far sì che questo ulteriore penoso episodio si concluda oggi stesso con lo sbarco di tutti e l’opportuna e immediata presa in carico dei minori loro malgrado coinvolti. Si tratta di persone che hanno già subito violenze e privazioni durante il viaggio – si legge nel testo dell’appello -, la loro sofferenza si è prolungata sin troppo ed è responsabilità delle Istituzioni italiane porvi fine».

29 gennaio 2019