Come aiutare la madre e la vita che nasce

1975, cosa si fa a Roma in questa direzione. Le istituzioni cattoliche operanti nel settore

Da Romasette del 2 marzo 1975

«Non felicitatemi per questa vittoria. L’aborto non è una vittoria, ma uno scacco – anche se dolorosamente necessario – per la società». Così Simone Weil, ministro della sanità e «madre» dell’aborto francese, ha riproposto l’indomani della approvazione da parte del parlamento a quanti si congratulavano con lei per la «conquista sociale».

Anche secondo noi l’aborto è sempre il segno della sconfitta che tradisce l’insuccesso della vita, la delusione e talora la disperazione, sentimento non raro oggi. Né ciò sorprende quando si considera con obiettività tutto il panorama sociale ed economico attuale caratterizzato dalla legge della permissività e del consumismo, nel quale si iscrive la storia dell’uomo, la nostra storia, con le sue tappe: più negative che positive. Di fronte all’aborto, tornato in prima pagina dopo i recenti fatti di Firenze e la dichiarazione della corte costituzionale, s’accentuano le prese di posizione, le polemiche e le strumentalizzazioni. Le prese di posizione dei cristiani – dei Vescovi, dei Sacerdoti e degli organismi cattolici – fanno più appello alla coscienza dei fedeli che all’intervento legale giuridico dello stato.

Il panorama delle posizioni dei cristiani appare attestato su una duplice posizione: da una parte coloro che, in nome di una malintesa libertà, di ogni libertà, adducendo le ormai note motivazioni eugenetiche, sociali ed economiche, stimano inevitabile la depenalizzazione, la legalizzazione e la liberazione dell’aborto. Altri, più moderati, accusano un momento di incertezza e pur riaffermando la propria fede nel rispetto assoluto della vita che si traduce in un «no» alla legalizzazione dell’aborto restano però perplessi sui casi «umani» che attendono una onorata soluzione.

Ma è l’aborto vera soluzione? Secondo noi è falso problema: il nocciolo della questione sta a monte, nell’analisi attenta e serena delle cause e delle situazioni che danno origine ai fatti abnormi per la soluzione dei quali oggi si propone come unica medicina l’aborto. Scegliere di abortire, specie nei casi che stimiamo limite, è adottare la soluzione più spiccia che, apparentemente, può risolvere un caso, ma non certo il problema. E chi può impedirci di sospettare che dietro la massiccia opera di propaganda in corso non ci sia il tentativo di vietarci di ricercare soluzioni più coerenti e rispettose della vita?

Come cristiani dobbiamo offrire un’alternativa all’aborto seria, sia per rendere un servizio qualificato e coerente alla comunità, sia per non apparire, ancora una volta, fermi su posizioni negative che a nulla servono. E l’alternativa sta nel scegliere e nel testimoniare, ad ogni costo, in ogni occasione, il «senso della vita». E anche nell’educare ad accogliere la vita, per esempio non riducendo il rapporto matrimoniale ad incontro superficiale ed egoista. Sta anche nello sforzo di preparare al matrimonio, alla maternità e alla paternità responsabile attraverso una serena e matura informazione e pedagogia, attenta alla mentalità e alla situazione socio-culturale globale. Quest’opera di prevenzione è oggi molto lacunosa in Italia ed anche nella nostra città dove il numero degli aborti clandestini sembra sia piuttosto alto, specialmente nelle fasce popolari della periferia. Una chiave per tentare di definire il problema può venire dai consumatori prematrimoniali, dai centri di informazione e di formazione al matrimonio, alla vita coniugale e alla realtà della vita.

«Sono molti i casi – osservava il noto ginecologo Franco Gallo Modena – in cui la donna, se incontrasse un altro ambiente sociale o se potesse essere aiutata anche psicologicamente non abortirebbe». «D’altra parte – egli aggiunge — molti sono pure i casi in cui si rimane muti, senza poter proporre una logica alternativa, di fronte a una decisione così importante e sovente così sofferta».

Che cosa si fa a Roma in questo campo? Con i limiti e le lacune proprie delle istituzioni rette in gran parte dal volontariato – che non offre di solito una continuità stabile – e con scarsità di mezzi, nella nostra diocesi sono funzionanti, da anni, diversi centri di preparazione al matrimonio. Accanto al «centro cattolico di preparazione al matrimonio» di cui è presidente diocesano il dott. Francesco Masellis (l’attività di questo organismo è nota soprattutto per i corsi di preparazione al matrimonio organizzati nelle parrocchie della città e per la consulenza offerta ai giovani fidanzati da sociologi, psicologi, medici e sacerdoti ecc.), esistono ben dodici consultori familiari e matrimoniali (il Centro Italiano di Sessuologia, il Centro Italiano Femminile, il Centro di Assistenza Sociale e Medica, il Centro di Consulenza Morale e Religiosa, il Consultorio Eugenico Istituto «G. Mendel», il Consultorio Familiare, Il Consultorio «La famiglia», il consultorio matrimoniale O.N.M.I., il consultorio medico morale «S. Luca», il Fronte della Famiglia, l’opera sociale culturale Sopegna (O.S.C.U.S.), il centro SAF (segretariato assistenza famiglie). Ed inoltre asili nido, case maternità e centri di assistenza sociale per ragazze madri e per famiglie in difficoltà.

Sarebbe senz’altro ingenuo il ritenere che l’esistenza di tali istituzioni basti a risolvere i problemi umani e morali legati alle difficoltà della vita, specie all’inizio, tanto più che non sempre sono efficienti e del tutto funzionali. Indicano però una pista da percorrere. Decidere di liberalizzare l’aborto è una grossa responsabilità; ma è altrettanto grave responsabilità non evitare le cause che provocano la richiesta d’aborto. è indispensabile fornire informazioni alle coppie, assieme ad una opportuna educazione sessuale; creare, perfezionare e potenziare le strutture occorrenti sia per la ricerca scientifica che per la terapia protettiva della madre e della creatura, sin dai primi mesi del concepimento. Ed i consultori,. assieme ad una umana sensibilizzazione dell’opinione pubblica, possono aiutare moltissimo in quest’opera di difesa e di costituzione della vita. (di Giovanni D’Ercole)