Sono morti in 15, uccisi non dall’acqua ma «dalla fame e dal freddo, dopo giorni in mare senza ricevere aiuto e soccorso». Il Centro Astalli, attraverso le parole del presidente padre Camillo Ripamonti, esprime, in una nota diffusa ieri pomeriggio, 5 dicembre, il suo «profondo cordoglio» per le ultime vittime del mare al largo della Libia. Il barcone di legno su cui viaggiavano era salpato da Sabrata, un noto punto di partenza per il traffico di esseri umani, circa 70 chilometri in linea d’aria a ovest di Tripoli. Non è chiaro perché, ma il motore è andato in avaria e l’imbarcazione è andata alla deriva per 11 o 12 giorni, trascinata dalle correnti fino al largo di Misurata, 250 km più a est. Giorni in cui sono rimasti senza vere né mangiare: «Quando uno moriva, gli altri lo gettavano in mare», il racconto dei 10 sopravvissuti.

Oltre il dolore e lo sgomento, osserva il presidente del Centro Astalli, «c’è l’urgenza di denunciare le responsabilità di istituzioni nazionali e sovranazionali nel mettere in atto e difendere con tenace ostinazione solo politiche di indifferenza e cieco rifiuto delle migrazioni». La riflessione proposta dal Centro Astalli si allarga ai singoli Stati dell’Unione europea: «Non vogliono salvare, non vogliono accogliere, semplicemente non vogliono i migranti – le parole di Ripamonti -, o meglio strumentalizzano questa situazione per meri fini elettorali, non curanti del costo in vite umane di questo calcolo cinico. Si vuole solo che disperati in cerca di salvezza diventino invisibili ai nostri occhi, morti in mare o in un campo di concentramento, non fa differenza».

Il Centro Astalli chiede allora alle istituzioni nazionali e sovranazionali «l’immediata interruzione degli accordi del Governo italiano con la Libia riguardo ai migranti. La Libia – affermano – non è un Paese sicuro: violazioni dei diritti umani, detenzioni arbitrarie e uso della tortura sono pratiche diffuse e quotidiane, come documentato dalle Nazioni Unite». Ancora, si chiede «un cambio radicale dell’Agenda europea sulle migrazioni in cui canali umanitari, reinsediamento e redistribuzione siano le parole chiave su cui ricostruire un’idea di Unione solida e reciprocamente solidale». L’obiettivo: «Neanche un morto nel Mediterraneo attraverso operazioni di soccorso e salvataggio europee e piani di evacuazione dalla Libia».

6 dicembre 2018