“Come una specie di sorriso”. Marcorè canta De Andrè

Al Parco della Musica il 17 novembre. Il progetto nato «con un pizzico di ironia, senza prendermi troppo sul serio, senza pensare di fare lo chansonnier ma con la voglia di cantare insieme al pubblico i brani di Fabrizio»

Quello di Neri Marcorè a Fabrizio De André non è solo un tributo artistico, ma una passione antica che si fa concreta attraverso il fascino delle note e delle parole del cantautore genovese scomparso quasi 20 anni fa (era l’11 gennaio 1999). Sono ormai quattro anni che Marcorè, 52 anni, marchigiano di Porto Sant’Elpidio, conosciuto e apprezzato come attore di cinema, teatro e televisione, showman e imitatore, sta girando l’Italia nelle vesti di cantante e chitarrista con questo progetto. Ma l’istrionico Marcorè non è nuovo a questa tipologia di spettacolo, ricordiamo, ad esempio, Quello che non ho, uno spettacolo di teatro-canzone con brani dello stesso De André, Massimo Bubola, Ivano Fossati, Mauro Pagani e Francesco De Gregori, il brioso Beatles Submarine insieme alla Banda Osiris, lo show Un certo Signor G sulle canzoni di Giorgio Gaber.

Con De Andrè il feeling deve essere speciale, visto il successo del progetto, di cui negli anni ha proposto diversi versioni e arrangiamenti, dall’esibizione a Taormina insieme all’Orchestra Sinfonica Siciliana a quella con gli GnuQuartet, singolare quartetto che ha già collaborato con Subsonica, Afterhours, PFM, Gino Paoli, Niccolò Fabi, Daniele Silvestri, e molti altri, composto da Stefano Cabrera al violoncello, agli arrangiamenti e all’orchestrazione, Roberto Izzo al violino, Raffaele Rebaudengo alla viola e Francesca Rapettial flauto, con i quali sarà in scena all’Auditorium Parco della Musica il prossimo 17 novembre, accompagnato anche da Simone Talone alle percussioni, Domenico Mariorenzi alla chitarra con le voci di Flavia Barbacetto e Angelica Dettori.

Marcorè ha rivelato che il progetto è nato «con un pizzico di ironia, senza prendermi troppo sul serio, senza pensare di fare lo chansonnier ma con la voglia di cantare insieme al pubblico i brani di De André che ho scelto seguendo il mio gusto e quel frammento di testo». Lo spettacolo si intitola “Come una specie di sorriso” verso che descrive “il solco lungo il viso” del protagonista di una delle canzoni più famose del grande Faber, “Il pescatore”, anche se in realtà in scena vengono riproposti brani meno conosciuti, ma, trattandosi pur sempre del repertorio di De André, la suggestione è assicurata.

Da “Se ti tagliassero a pezzetti”, la canzone che De André scrisse prendendo spunto dalla strage di Bologna del 2 agosto 1980, a “Giugno 1973”, da “Il testamento di Tito”, ovvero i dieci comandamenti secondo il cantautore genovese, a “Hotel Supramonte”, la canzone composta dopo la drammatica vicenda del sequestro, vissuta accanto alla compagna Dori Ghezzi, da “Amore che vieni, amore che vai”, testo del 1968, considerato una vera e propria forma di poesia, a “Le acciughe fanno il pallone”, passando per “Creuza de Ma”, cantato in dialetto genovese. «Mi piacciono le sue musiche e i suoi testi, che offrono un punto di vista molto particolare – ha dichiarato Marcorè-. Fabrizio era un uomo senza pregiudizi, sempre dalla parte dei più deboli, degli oppressi, delle minoranze e dei diversi, senza barriere mentali». Più che un concerto, il suo, un modo per dimostrare che i testi di De Andrè hanno ancora da dire ai giorni nostri. Giorni in cui, forse, manca uno sguardo alla De Andrè sul mondo.

 

12 novembre 2018