Sant’Egidio: «Chiediamo a Italia ed Europa di aprire corridoi umanitari»
Arrivati a Fiumicino altri 83 profughi siriani, arrivati dal Libano: tra loro 28 under 14 e 16 nuclei familiari. Il fondatore Andrea Riccardi: «Sistema che apre una via di integrazione attraverso il lavoro e attraverso la scuola»
«Abbiamo sentito qui parlare in uno splendido italiano la prima ragazza venuta con il primo dei corridoi umanitari. Oggi suo marito lavora e lei studia all’università». C’era anche lei questa mattina, 31 ottobre, all’aeroporto di Fiumicino, ad accogliere gli 83 profughi arrivati dal Libano grazie ai corridoi umanitari promossi dalla Comunità di Sant’Egidio insieme alla Federazione delle Chiese evangeliche in Italia e alla Tavola Valdese, in accordo con i ministeri dell’Interno e degli Esteri. «Insieme abbiamo elaborato il modello dei corridoi umanitari – ha ricordato il fondatore di Sant’Egidio Andrea Riccardi -. E questo modello resta una proposta che noi facciamo all’Italia e all’Europa». La richiesta è semplice: aprire più corridoi umanitari per consentire ai profughi da Libia, Siria e Corno d’Africa di raggiungere l’Europa per vie legali e sicure.
Con il gruppo di rifugiati siriani arrivato oggi – tra cui 28 under 14 e 16 nuclei familiari – salgono a oltre 2.100 le persone arrivate in Europa: in Italia ma anche in Francia, Belgio e Andorra. «Noi crediamo nel modello del corridoio umanitario – ha ribadito Riccardi ai giornalisti – perché è una accoglienza sicura per chi viene e per il Paese che accoglie e che mobilita la società civile. È un sistema che apre una via di integrazione attraverso il lavoro e attraverso la scuola». Come è accaduto, appunto, per Yasmine, una giovane mamma arrivata con la sua famiglia con il primo corridoio umanitario il 4 febbraio 2016. Quel corridoio permise alla piccola Falak, che oggi ha 10 anni, di poter curare una grave malattia per la quale è tuttora in cura all’Ospedale Bambino Gesù. La sua famiglia vive a Roma ed è perfettamente integrata.
Da allora, da Beirut 19 corridoi umanitari distribuiti su 25 voli hanno permesso l’accoglienza di 1.400 persone, cristiane e musulmane, provenienti soprattutto da Aleppo, Homs, Idlib e Damasco. «Noi chiediamo di aprire i corridoi umanitari – ha incalzato Riccardi – perché uno dei problemi del traffico degli esseri umani è la chiusura del nostro Paese. Noi lo abbiamo fatto, noi continueremo a chiederlo per la Libia, per la Siria, per il Corno d’Africa». Quindi, rivolgendo il suo benvenuto ai profughi, ha continuato: «La guerra è diabolica ma l’accoglienza e l’ospitalità sono un segno di Dio. Con questo spirito abbiamo aperto i corridoi umanitari, quelli che voi avete percorso e oggi sono giunti 1.400 siriani dal Libano, grazie a 25 voli aerei. Con questo spirito noi vi accogliamo e raccomandiamo di avere coraggio e intelligenza. I primi passi dell’ospite non sono facili. Bisogna imparare le abitudini del padrone di casa, ma tutti vi accolgono con braccia aperte».
Si è soffermato sul significato ecumenico e interreligioso dell’iniziativa anche Paolo Naso, itnervneuto a nome della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei). «Cattolici e protestanti in questo Paese hanno dato vita ad un esperimento che non si era mai visto – ha detto -. Ma questa festa del dialogo non ci basta. Noi oggi festeggiamo anche la festa dell’umanità perché stiamo cercando di restituire vita, speranza a tutti voi. E voi siete qui oggi non perché avete ricevuto un privilegio ma perché avete un diritto». Ha citato la Costituzione italiana, Naso, per trovare le radici dell’impegno del Paese a proteggere quanti sono vittime di persecuzioni, violenza o guerra. «Lo dice la nostra legge fondamentale. È per questo che vi accogliamo come cittadini italiani. È per questo che come italiani oggi vogliamo rilanciare la nostra proposta. I corridoi umanitari sono stati sperimentati, hanno mostrato di funzionare, noi vogliamo decine di migliaia di corridoi umanitari».
31 ottobre 2018