San Lorenzo ricorda Desirée

Dopo il fermo di tre persone per la morte della giovane drogata, stuprata e uccisa in uno stabile abbandonato, il quartiere si è stretto nella memoria e nella preghiera. La fiaccolata dei residenti e la veglia

Un appuntamento spontaneo, convocato sui social e passato da smartphone a smartphone, fino a portare sulle strade del quartiere residenti, studenti universitari, fuori sede e tanti altri.  C’era l’anima di San Lorenzo ieri sera, 25 ottobre, alla fiaccolata che è arrivata fino alla terra di nessuno di via dei Lucani per rendere omaggio a Desirée Mariottini, la sedicenne di Cisterna di Latina drogata, stuprata e uccisa nella notte tra giovedì 18 e venerdì 19 ottobre in uno stabile abbandonato, tra le baracche fatiscenti trasformate in alloggi di fortuna e base per traffici illeciti.

Voleva essere un omaggio silenzioso. In tanti indossavano una t-shirt bianca con la scritta “Giustizia per Desirée”. Tra loro la nonna e diversi familiari della ragazza. Con loro anche il sindaco di Roma Capitale Virginia Raggi. «Siamo qui con i cittadini – le parole della prima cittadina -, con un quartiere che sta manifestando tutto il suo amore verso questa ragazza, che è stata brutalizzata. Sono scioccata dalla brutalità di questo gesto e dal fatto che queste cose sono ancora possibili». Stretta al sindaco, la presidente del municipio Francesca Del Bello, che già nella mattinata di mercoledì della morte di Desirée si era assunta la responsabilità: «Questa vita me la sento sulla coscienza». Tra la folla, anche la mamma di Pamela Mastropietro, la giovane romana violentata e uccisa a Macerata lo scorso gennaio da tre nigeriani ora a giudizio. Nel silenzio il suo abbraccio alla nonna di Desirée. 

San Lorenzo intanto è diventato una polveriera. Nella mattina di ieri sono partire le “ronde civili” dei residenti: gli stessi che mercoledì mattina hanno accolto tra gli applausi il vicepremier Matteo Salvini, fischiato invece dai studenti e attivisti dei centri sociali. Per sabato invece è annunciata una manifestazione di Forza Nuova, sulla quale si attende il pronunciamento della questura. La comunità parrocchiale invece, retta dalla congregazione di San Giuseppe del Murialdo – il cui carisma è proprio l’educazione della gioventù, specialmente di quella povera e abbandonata -, ha scelto la preghiera semplice del Rosario per ricordare Desirée. Ieri sera nella chiesa di Santa Maria Immacolata e San Giovanni Berchmans, nel cuore del quartiere universitario, una piccola assemblea fatta di anziani, residenti e giovani studenti ha meditato i misteri della luce, «di cui adesso abbiamo tanto bisogno».

«Quando succede qualcosa di così grande – ha affermato il parroco padre Antonio Molinaro – è necessario pregare invocando insieme il Padre per il dono della sua grazia e del suo amore, per Desirée, la sua famiglia e il nostro quartiere. Il rischio è senza dubbio quello di cavalcare un malumore diffuso ma prima bisogna pregare; il resto, il tempo del giudizio, verrà dopo». Parole che arrivano a poche ore dal fermo del terzo uomo, il nigeriano Alinno Chima, 46 anni, ritenuto responsabile di violenza sessuale di gruppo, cessione di stupefacenti e omicidio volontario, in concorso con i due senegalesi Mamadou Gara, 26 anni, e Brian Mintehdi 43, già fermati nella mattinata. E tra le preghiere spontanee alzatesi dai banchi della grande chiesa, ce n’è stata una anche per loro, gli omicidi di Desiree, «affinché questo episodio non sia la fine ma un’ occasione di rinascita per incontrare il Signore e riscattare la propria esistenza». Ancora, c’è stato chi ha pregato «per la nostra comunità, perché non si chiuda nella paura» e chi ha invocato «la vera pace e la vera gioia, che solo Dio dona, per tutti i giovani».

Proprio loro, i giovani, protagonisti e destinatari di quelle proposte alternativa a un certo tipo di “movida” che la comunità parrocchiale propone, si sono ritrovati insieme, ragazzi della parrocchia, studenti e fuori sede, perché «una tragedia così, proprio qui, nei nostri luoghi dove il carisma di San Murialdo è davvero incarnato, colpisce tanto», afferma commossa Delia, 30 anni. Per Andrea, 32 anni, «razionalmente quanto è accaduto non si può comprendere e il primo istinto porterebbe a cedere alla rabbia, per questo possiamo solo rimetterci nelle mani del Signore». Parla di «senso di impotenza» Roberto, 29 anni: «Quello dello spaccio è un fenomeno che qui ti sta sotto gli occhi anche in pieno giorno ed è l’ultimo anello di una brutta catena molto più ampia. Alcune mie amiche hanno paura a girare da sole e non soltanto la sera». Ancora, Luca, 24 anni, fresco di laurea in Piscologia: «Opero in questo quartiere come volontario della Comunità di Sant’Egidio e conosco il disagio e la povertà di questa realtà ma invito a non generalizzare perché non tutte le persone che si trovano in difficoltà vivono automaticamente nell’illegalità. Non possiamo giudicare tutti allo stesso modo a causa di alcuni elementi che sbagliano».

Nella chiesa di San Lorenzo anche monsignor Andrea Lonardo, direttore dell’Ufficio per la Cultura e l’università del Vicariato. «È bello vedere gli universitari a pregare per questa ragazza che, anche se più piccola, i giovani hanno “adottato” – commenta -. Questi studenti dimostrano di avere un cuore grande perché anche magari da fuori sede partecipano alla vita e al dolore della nostra città. I giovani vogliono e lottano per il bene perché non possiamo e non dobbiamo lasciare al male l’ultima parola».

26 ottobre 2018