L’Ue boccia la manovra italiana

La Commissione ha deciso di respingere il Documento programmatico di bilancio dell’Italia e di chiederne uno nuovo, che dovrà essere inviato a Bruxelles entro tre settimane. Il vice presidente Dombrovskis: «Non vediamo alternative»

«È con molto dispiacere che sono qui oggi. Per la prima volta la Commissione è costretta a richiedere ad uno Stato di rivedere il suo Documento programmatico di bilancio. Ma non vediamo alternative. Sfortunatamente i chiarimenti ricevuti ieri – con la lettera del ministro Tria – non erano convincenti». Il vice presidente Valdis Dombrovskis, insieme al commissario agli Affari economici Pierre Moscovici, ha utilizzato queste parole per ufficializzare, in conferenza stampa, la bocciatura da parte della Commissione europea nei confronti del Documento programmatico di bilancio dell’Italia. La richiesta al governo Conte è di presentarne uno nuovo, che dovrà essere inviato a Bruxelles entro tre settimane.

Una mossa che era nell’aria, dopo lo scambio di lettere degli ultimi giorni tra l’esecutivo europeo e il Tesoro italiano. Al richiamo della Commissione che chiedeva a Roma di rivedere i contenuti del progetto di bilancio, sulla base del timore di una «deviazione significativa», l’Italia ha risposto sostanzialmente facendo spallucce. La lettera di Tria infatti pur ammettendo il rigetto degli impegni presi in passato, definiva «indispensabile» la scelta per far ripartire la crescita dell’Italia. Inevitabile il compattarsi, a Strasburgo, delle posizioni contrarie alla richiesta ulteriore di sforamento italiano. Ora il rischio, per l’Italia, nel caso in cui non si vorrà adeguare alla richiesta di revisione, è che venga aperta una procedura per il debito, che a sua volta potrebbe portare a delle sanzioni e, comunque, a una stretta sorveglianza sulle finanze pubbliche del Bel Paese.

«La zona euro – ha affermato in conferenza stampa Dombrovskis – si basa su una questione di fiducia. Se viene erosa, ne sono danneggiati tutti gli Stati membri e la moneta unica». L’Italia, ha sottolineato, va «apertamente e consapevolmente contro gli impegni» presi in sede UE nel luglio scorso. «La tentazione di “curare il debito con più debito” – ha avvertito – a un certo punto porta il debito ad essere insostenibile». A testimonianza, ha citato i dati del 2017, quando il debito dell’Italia era il 131% del Pil, «il secondo più elevato dell’Unione e uno dei più elevati a livello mondiale – ha ricordato – e ogni anno ogni contribuente deve farsi carico del suo costo». La Commissione, ha aggiunto poi Moscovici, «non intende sostituirsi alle autorità italiane nella definizione delle politiche interne, ad esempio quelle di lotta alla povertà. Quello che ci preoccupa è l’impatto di bilancio di queste politiche sui cittadini».

L’Italia, per il commissario Ue agli Affari economici,«deve portare avanti il suo impegno per ridurre il debito pubblico. Il fardello di 37mila euro per cittadino lascia senza respiro l’economia italiana: con 65 miliardi di spese a servizio del debito, l’Italia ha dovuto sborsare tanto quanto spende per l’istruzione». Con la traiettoria di deficit strutturale prevista invece, ha osservato, non è possibile ridurre il debito. Quindi ha elencato la flessibilità già concessa in passato all’Italia, sottolineando che «quello di oggi è solo un punto di passaggio, la porta per l’Italia resta sempre aperta».

Dal governo Conte intanto non sembra arrivare nessun cambio di indirizzo sulla manovra. «Non siamo giocatori d’azzardo che scommettono sul futuro dei propri figli alla roulette – le parole del premier Conte in un’intervista rilasciata nel primo pomeriggio -. Questo esecutivo non accompagnerà l’Italia fuori dall’Europa. Ci sentiamo a casa in Europa e pensiamo che l’euro è e sarà la nostra valuta». Convinto anche il vice premier Matteo Salvini, intervenuto da Bucarest: «L’unico organismo che potrà migliorare la manovra economica italiana è il Parlamento italiano. Questo governo non arretra e non cadrà per lo spread. L’Unione europea non sta attaccando un governo ma un popolo». Fermo sulla stessa posizione anche l’altro vice premier Luigi Di Maio. «La stima di crescita ci sarà – ha assicurato -. Non vogliamo andare a rivedere i termini della manovra perché quella stima è esatta».

23 ottobre 2018