Pensioni, Forum famiglie: «Inserire l’Opzione mamma»
La richiesta del presidente nazionale De Palo: riconoscere ai fini pensionistici contributi figurativi di almeno un anno per ogni nuovo figlio nato. Eliminando penalizzazioni per uscita anticipata dal mondo del lavoro
Trasformare l’Opzione “donna” prevista nella legge di Bilancio in Opzione “mamma”, riconoscendo ai fini pensionistici alle mamme lavoratrici contributi figurativi di almeno un anno per ogni nuovo figlio nato, «come avviene peraltro già in Francia, Spagna, Russia e altri Paesi». È la richiesta che arriva dal Forum famiglie nazionale, relativa alla proroga dell’Opzione prevista dalla legge di Bilancio 2019, in cui viene consentito alle donne lavoratrici di andare in pensione anticipatamente con il sistema contributivo, a 58 anni per le dipendenti e a 59 anni per le autonome, con almeno 35 anni di contributi. Non solo: il Forum chiede anche, su suggerimento dell’associazione nazionale Famiglie Numerose, di «eliminare eventuali penalizzazioni per la loro uscita anticipata delle mamme lavoratrici dal mondo del lavoro e pensare di abbassarne ulteriormente l’età pensionabile».
Si tratta, spiega il presidente nazionale Gigi De Palo, di «correttivi necessari per rendere finalmente equo il calcolo delle pensioni per le madri che lavorano, riconoscendo nel contempo il loro ruolo fondamentale di mamme, che si prendono cura e fanno crescere i cittadini del domani». L’attivazione concreta dell’Opzione “mamma”, peraltro, prosegue De Palo, «potrebbe dare nuova fiducia a tante donne che lavorano e, non vedendo riconosciuto il loro ruolo sociale di madri, finiscono con il rinunciare al sogno tanto desiderato di una gravidanza». Per questo, la richiesta a governo e parlamento è di «tener conto del numero di figli avuto da ogni donna lavoratrice, per crescere i quali la mamma deve spesso ricorrere a congedi supplementari facoltativi, aspettative non retribuite, part-time, non di rado rinunciando ai percorsi di carriera, quando non al lavoro tout court». Tutte azioni, conclude, «che producono effetti negativi ai fini pensionistici, con pensioni sempre più basse e difficili da raggiungere».
22 ottobre 2018