Padre Spadaro: giovani, l’ascolto è fondamentale

Intervista al direttore de La Civiltà Cattolica a pochi giorni dall'apertura del Sinodo, il 3 ottobre. «I ragazzi chiedono coerenza e si esprimono col linguaggio dell'inquietudine»

Il 3 ottobre, con la Messa presieduta da Papa Francesco, si aprirà il Sinodo dei vescovi sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Appuntamento molto atteso che presenta in questa intervista uno dei padri sinodali, Antonio Spadaro, gesuita, direttore de La Civiltà Cattolica e segretario della Commissione per l’informazione dell’assemblea.

La maggior parte dei giovani, soprattutto in Occidente, sembra lontana o indifferente alla fede e alla religione. È davvero così?
L’impressione è che se consideriamo una religiosità in senso stretto si può notare un declino di interesse. In realtà il dato più interessante è che il bisogno religioso si esprime in luoghi non canonici, per esempio nelle espressioni artistiche, che in questo momento assumono rilevanza particolare. Ci vuole grande capacità di discernimento per conoscere dove il bisogno religioso si esprime, con quali forme. È molto forte il bisogno della ricerca di un senso della vita e di trascendenza che però deve essere riconosciuto in ambiti come quello dell’espressione creativa o della volontà di impegno e di servizio.

Quale può essere il punto di incontro tra un certo stile di vita dei giovani e le verità della fede?
L’ascolto è una dimensione fondamentale. Il Papa lo ha codificato nella costituzione apostolica sulla procedura sinodale: partire dall’ascolto della realtà, dei fedeli. Non è irrilevante, anzi. Ascoltare il giovane non è sempre la cosa più facile. Perché, il Papa lo ha ribadito in varie occasioni, anche nel viaggio di ritorno dai Paesi baltici, il giovane esprime innanzitutto un’inquietudine molto esigente. C’è voglia di autenticità e il Santo Padre raccoglie il grido di tanti giovani che dicono: “Non vi rendete conto che non vi ascoltiamo”. Il giovane chiede coerenza e si esprime col linguaggio dell’inquietudine al quale a volte la Chiesa replica con risposte preconfezionate. C’è da recuperare il senso di domanda in un mondo in cui tutti danno risposte, più o meno ideologiche.

Ma queste domande attendono comunque delle risposte, altrimenti si resta perennemente nel dubbio. La Chiesa non dovrebbe essere un faro?
Più che un faro direi una fiaccola, che fa luce ma cammina con le persone, le accompagna. Il rischio è di dare risposte prêt à porter. Per questo è fondamentale il discernimento, che significa cogliere come il Signore lavora nella vita delle persone. La Chiesa dev’essere la fiaccola che accompagna e illumina il percorso di vita che a volte può essere tortuoso. Capisco il senso della domanda. Penso a quanto ha detto il Papa varie volte, soprattutto dialogando con i giovani che chiedono come parlare ad altri giovani che non credono: non c’è da parlare ma da vivere, poi l’altro capirà. Così le risposte diventano autentiche, senza atteggiamento di proselitismo: volontà di accompagnare e non di indottrinare.

Cosa si aspetta la Chiesa dal Sinodo?
È importante leggere l’Instrumentum laboris, lì si comprende cosa ci si aspetta. Mi preme sottolineare che il Sinodo è esso stesso un luogo di discernimento. Per il Papa è un luogo spirituale, non un Parlamento. Questo significa che se il dibattito è reale, quello che avverrà non è prevedibile perché nascerà dal confronto.

Il volto della Chiesa appare sfigurato dagli scandali sessuali in diverse parti del mondo. Quanto possono pesare sul Sinodo?
Dipende dall’atteggiamento dei padri. Il rischio può essere quello di porre a priori questa domanda e far ruotare tutto intorno a questo. Significherebbe tradire lo spirito del Sinodo. Immaginare situazioni che determinino tutto lo sviluppo della discussione a mio avviso è errato, sarebbe un pregiudizio. Lo spirito è quello indicato dal Papa quando ha parlato di questo bisogno estremo di coerenza e chiarezza in mancanza del quale il giovane rimane colpito e scandalizzato. Il rischio è di non offrire risposte però quello che sta facendo la Chiesa per debellare questa piaga è abbastanza chiaro. Bisogna continuare.

Pochi giorni fa si è aperta la causa di beatificazione di Chiara Corbella, a luglio il Santo Padre ha dichiarato venerabili Carlo Acutis, Pietro Di Vitale e Alexia Gonzalez; da poco sono state beatificate Anna Kolesarova e Veronica Antal, martiri della castità. Esempi diversi di santità giovane. Sono i modelli da proporre ai ragazzi di tutto il mondo?
Difficile proporre un unico modello. La cosa bella è che la santità è differente. Questi giovani hanno espresso, nelle situazioni più disparate, una capacità di adesione al Vangelo che colpisce: ciascuno è chiamato a vivere la propria santità.

1° ottobre 2018