Consiglio permanente dei vescovi: «No a false promesse sul lavoro»

Conclusa la sessione autunnale, con un episcopato attento a concentrarsi sulla propria natura collegiale e a rinnovare i suoi stessi organismi. L’invito a «ripensare il rapporto con il Vangelo». Un sussidio su scuola e università

Dall’accoglienza dei migranti alla richiesta di lavoro per i giovani, dal rilancio dell’alleanza educativa alla preoccupazione perché non cali l’attenzione sulle zone devastate dal terremoto: la sessione autunnale del Consiglio permanente della Cei che si è conclusa ieri, 26 settembre, a Roma, ha toccato alcuni dei nodi cruciali dell’emergenza Italia, introdotti dal cardinale presidente Gualtiero Bassetti e approfonditi da un episcopato attento a concentrarsi sulla propria natura collegiale e a rinnovare i suoi stessi organismi. L’obiettivo: «Renderli espressione e strumento di quella partecipazione da cui prende forma una Chiesa sinodale», si legge nel comunicato finale illustrato questa mattina in conferenza stampa proprio dal cardinale Bassetti.

Il primo compito dell’assise è stato quello di completare la preparazione dell’Assemblea generale straordinaria, in programma a Roma dal 12 al 15 novembre, sul tema “Riscoprire e accogliere il dono della liturgia per la vita della Chiesa. Prospettive e scelte pastorali in occasione della terza edizione italiana del Messale Romano”. Nelle intenzioni dei vescovi, la nuova edizione del Messale Romano costituisce «l’opportunità per una formazione capillare, che riconsegni la ricchezza e l’irrevocabilità della riforma liturgica e i suoi punti essenziali: centralità della Parola di Dio, della Pasqua e della stessa assemblea», recita il comunicato. Di qui «la necessità di rieducarsi a un’arte celebrativa, non soltanto evitando protagonismi o forme tradizionalistiche, ma promuovendo un’ampia ministerialità: sacerdote, lettore, animatore, cantore si ritrovano unicamente nell’orizzonte del servizio». Qualificare in questa direzione la celebrazione, prosegue la nota, «significa aiutare il popolo a intuire la bellezza dell’opera di Dio e a vivere la liturgia come trasfigurazione della propria umanità».

Al centro della riflessione anche la necessità di ripensare il rapporto con il Vangelo, sollecitata dalla designazione di Matera quale Capitale europea della cultura per il 2019. «Per un verso, si tratta di ereditare il lascito del Progetto culturale della Chiesa italiana e, per l’altro, di orientarlo con lo stile ecclesiale, fatto di lungimiranza della visione e di eloquenza dei gesti, che caratterizza il pontificato di Papa Francesco». Tre i punti nodali identificati dai vescovi: la misericordia come forma del Vangelo; il popolo di Dio quale soggetto dell’evangelizzazione, attuata nella relazione con la cultura e la pietà popolare; la sinodalità come metodo della riforma della Chiesa e modo della sua presenza nel mondo. Il confronto, si legge nel comunicato finale, «ha fatto emergere come la questione antropologica oggi richieda di procedere a partire, più che dalla dottrina, dalla vita e dall’esperienza». Proprio per questo i presuli mettono in guardia dalla «sterilità di chi si limita a ripetere gesti e parole, nella convinzione di doversi invece impegnare per individuare una strada peculiare che coniughi l’identità della Chiesa italiana, oggi compromessa da processi di secolarizzazione, con la ricchezza del pontificato». Un percorso, questo, che richiede una pastorale territoriale, un coinvolgimento convinto degli operatori, l’apporto delle facoltà teologiche, dell’Università Cattolica e degli stessi media della Cei.

Immancabile, nella rassegna delle emergenze dell’Italia, «il lavoro che manca», come «il lavoro indegno»: una «piaga che angoscia, spoglia il Paese del suo futuro, peggiora le condizioni delle famiglie e aumenta le disuguaglianze sociali». I vescovi si rivolgono quindi ai «responsabili della cosa pubblica» perché «non si accontentino di mettere in fila promesse o dichiarazioni falsamente rassicuranti». Analogamente, «la preoccupazione si è levata a fronte delle condizioni delle zone terremotate, dei tanti piccoli borghi del centro Italia ancora privi di punti di riferimento, fra cui quello costituito dalle loro chiese: una situazione che impoverisce l’intero territorio e accentua il processo di spopolamento». Ancora, la questione migratoria: «La generosa disponibilità offerta dalle diocesi anche lo scorso agosto in occasione della vicenda della Nave Diciotti rafforza la convinzione di come la solidarietà, fatta di accoglienza e integrazione, rimanga la via principale per affrontare la complessità del fenomeno». Rispetto al pericolo che inquietudini e paure alimentino un clima di diffidenza, esasperazione e rifiuto, il Consiglio permanente ha rilanciato «l’impegno della Chiesa anche nel contribuire a un’Europa maggiormente consapevole delle sue radici e con questo più giusta e fraterna, capace di custodire la vita, a partire da quella più esposta».

Nel comunicato finale c’è anche la notizia dell’approvazione da parte del Consiglio permanente Cei di un Comitato scientifico per la realizzazione di un Incontro di riflessione e spiritualità per la pace nel Mediterraneo, in programma a Bari nel novembre 2019. Sempre dopo aver consultato il Consiglio dei vescovi, la presidenza Cei ha inoltre sottoposto a Papa Francesco la sua proposta in vista della nomina del nuovo segretario generale, esprimendo «apprezzamento a monsignor Nunzio Galantino per quanto con intelligenza e zelo ha fatto a servizio della Conferenza episcopale italiana». Da ultimo, l’attenzione dei vescovi è andata anche alle due proposte presentate dalla Commissione episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università: un sussidio che aiuti le diocesi e le comunità parrocchiali a prendere l’iniziativa per un investimento convinto nel mondo della scuola e dell’università; un evento culturale da celebrarsi nell’autunno del prossimo anno, che riprenda e approfondisca il tema dell’educazione. Con l’intento di consegnare alla comunità la convinzione che «il tempo dell’educazione non è finito». Sullo sfondo, gli Orientamenti pastorali del decennio e l’imminenza del Sinodo sui giovani. Durante le giornate di Consiglio «sono state rappresentate le difficoltà di tanti docenti nella gestione delle classi; la necessità di tornare a promuovere un’alleanza educativa con il mondo della scuola, togliendolo da un isolamento nocivo per tutti; la disponibilità dei pastori ad alimentare un rapporto con i dirigenti scolastici». Emersa infine la preoccupazione per i possibili effetti di una sentenza del Consiglio di Stato, circa la possibilità di modificare in qualsiasi momento dell’anno la scelta di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica.

27 settembre 2018