“Generazione Oslo”. Si intitola così il rapporto diffuso oggi, 12 settembre, da Oxfam, a 25 anni dalla firma del primo degli accordi di Oslo tra Israele e l’Organizzazione per la liberazione della Palestina, che ricorre il 13 settembre. «Ciò che resta è una lista di promesse non mantenute che ha negato e sta negando a un’intera generazione di giovani palestinesi futuro e diritti», si legge nel testo.

I ragazzi al di sotto dei 29 anni rappresentano più della metà della popolazione del Territorio occupato palestinese (Opt), e in quasi 1 caso su 2 due sono disoccupati. Nella stragrande maggioranza non hanno mai avuto la possibilità di votare, perdendo qualsiasi speranza di cambiamento. Secondo le stime del Fondo monetario internazionale tra il 1994 e il 2014 la produzione pro-capite nei Territori occupati è “cresciuta” solo dello 0,1%, con un terzo del popolo palestinese oggi costretto a vivere in povertà, una condizione che a Gaza riguarda oltre 1 milione di persone, tra cui 400 mila bambini.

«Più della metà della popolazione del Territorio occupato palestinese ha subito gli effetti delle condizioni stabilite dagli Accordi di Oslo – afferma il responsabile delle emergenze umanitarie di Oxfam Italia Riccardo Sansone -. Costretti a crescere senza libertà e opportunità e senza un piano per correggere i torti di cui sono state le prime vittime». Attualmente il 43,4% dei giovani palestinesi tra i 15 e i 29 anni non ha lavoro. Una situazione che a Gaza riguarda il 64,6% dei giovani. La conseguenza diretta è che 1,44 milioni di giovani palestinesi non cercano nemmeno più lavoro, né frequentano la scuola, con il 53% dei neo laureati disoccupato. Un terzo desidera lasciare la propria terra e il 73% non nutre speranze di miglioramento. C’è il più alto tasso di disoccupazione femminile al mondo: 47,4%. 

«Gli Accordi avevano promesso la fine dell’occupazione, la stabilità nella regione e una road map verso la pace ma nulla di tutto questo si è tradotto in realtà – prosegue Sansone -. I palestinesi sono intrappolati in 760 chilometri di muri, una prigione che impedisce la libertà di movimento, nega diritti e separa le famiglie. Una pace giusta e solida, basata su pari dignità e diritti per tutti, è di vitale importanza sia per i palestinesi che per gli israeliani – conclude -. È necessario apprendere le lezioni del passato e intraprendere un cammino totalmente nuovo».

12 settembre 2018