Federazione scuole materne: «Mettersi in ascolto dei bambini e dei loro sogni»

Se ne è parlato al convegno della Federazione italiana della scuole materne all’Istituto Regina Maria. Cuccurullo, coordinatrice Fism: «Valorizzare l’energia creativa dei più piccoli»

Affinché i bambini possano dare voce ai propri sogni è necessario che gli adulti sappiano mettersi in ascolto: questo l’orientamento pedagogico che ha guidato i lavori del 43mo convegno di studio di inizio anno scolastico organizzato dalla sezione romana della Federazione italiana delle scuole materne e che ha avuto luogo il 7 e 8 settembre presso l’Istituto Regina Maria, a Corso Francia. «Abbiamo ritenuto importante focalizzare l’attenzione degli educatori sulla necessità di favorire già nei bambini della scuola d’infanzia – ha spiegato Rossana Cuccurullo, coordinatrice provinciale Fism – lo sviluppo di aspirazioni possibili: ciò è fattibile accogliendo le fantasie e i sogni dei piccoli, valorizzandone l’energia creativa e accompagnandoli nell’esplorazione dei loro desideri e sogni».

Le prime sottolineature sull’argomento
sono state proposte da Raniero Regni, docente di Pedagogia sociale all’Università Lumsa: «Mettersi in ascolto dei bambini e dei loro sogni significa ascoltare la loro vocazione profonda senza sovrascriverla – ha ammonito -: si tratta di nutrire le intelligenze dei piccoli offrendo loro esperienze atte a sviluppare fantasia e immaginazione, evitando la produzione di personalità in serie, come per gli oggetti». Anche per Sergio Cicatelli, direttore del Centro studi scuola cattolica, la parola sogno va declinata a partire dal concetto di libertà: trattando delle dimensioni etiche e pedagogiche dei sogni dei bambini, infatti, l’esperto ha evidenziato come «vadano considerati non nel senso di esperienze oniriche ma quali aspirazioni da comprendere, valutare ed educare perchè espressione della capacità innata di trovare soluzioni alternative, foriere di stimoli e in grado di aprire nuovi orizzonti».

Valorizzare i sogni dei bambini, quindi,
«equivale a guardare con loro al futuro con fiducia, ottimismo e speranza in linea con quanto il Papa ha chiesto ai giovani riuniti al Circo Massimo lo scorso agosto, capovolgendo la logica ordinaria: sognare per essere più svegli e non anestetizzati, capaci di trovare soluzioni nuove ai problemi». Ancora, Cicatelli ha sottolineato come l’adulto debba guidare il bambino a «misurarsi con la realtà affinchè il sogno diventi guida per le azioni quotidiane, trovando un punto di equilibrio tra desiderio e contingenza». L’abilità di immaginare il futuro, presente già nei bambini di tre anni, va incentivata «e cioè favorita anche e soprattutto dal e nel contesto scolastico, oltre che familiare – ha detto Franca Rossi, ricercatrice di Psicologia dello sviluppo alla Sapienza -: per pensare al futuro il bambino deve conoscere bene il presente e la realtà in cui vive e poi la sua storia, perciò lo strumento narrativo risulta particolarmente efficace».

Di questo avviso anche Marina D’Amato, docente di Sociologia dell’infanzia all’Università Roma Tre: «Bisogna tornare agli elementi cardine e ai valori essenziali, quelli che formano la persona – ha auspicato -: famiglia e scuola devono educare il bambino alle emozioni fondamentali, quelle che guidano il sapere perchè la curiosità, e quindi il desiderio di guardare oltre e in modo nuovo, si attiva a partire dalle sensazioni e dalle emozioni». Riprendendo il cuore delle riflessioni proposte nel suo libro “Ci siamo persi i bambini”, D’Amato ha sottolienato l’importanza di un ritorno all’alleanza educativa tra scuola e famiglia per guidare «il percorso conoscitivo dei bambini che è, insieme, un cammino etico e morale».

L’auspicio a “fare rete”, non solo tra genitori e insegnati degli alunni delle scuole materne ma tra le strutture educative stesse, è giunto anche da Antonio Trani, presidente Fism Roma e vicesegretario nazionale: «Fare insieme è la strada da seguire per lavorare sull’identità cattolica delle nostre scuole che negli anni sono diminuite numericamente a Roma e nel Lazio ma rimangono punto di riferimento sul territorio ed è per questo importante investire sulla formazione e sulla proposta culturale delle docenti, laiche e consacrate». Il convegno è stata anche l’occasione per presentare il documento “Educare nel cambiamento”, il sussidio redatto dal Consiglio nazionale della scuola cattolica che offre delle linee guida sulla realtà e il futuro della scuola e della formazione professionale cattolica e di ispirazione cristiana.

 

10 settembre 2018