Lazio, continuano a crescere i detenuti

Il Garante regionale delle persone private della libertà Stefano Anastasia denuncia un tasso di affollamento del 121%. «Urgente incentivare le alternative al carcere». L’esperienza di Isola Solidale

«Continuano a crescere i detenuti nella Regione Lazio. Siamo ormai arrivati a 6.400 detenuti: la terza regione italiana per numero di presenze. Il tasso di affollamento è del 121%, cinque punti più della media nazionale». La denuncia arriva dal Garante delle persone private della libertà della Regione Lazio Stefano Anastasia, in una nota diffusa oggi, 3 luglio. «Nonostante i ripetuti sfollamenti – scrive Anastasia – Regina Coeli arriva al 155%, ma anche Latina, Civitavecchia, Cassino, Viterbo e Velletri sono in grande sofferenza. Prima che la situazione diventi ingovernabile, è urgente riprendere la delega alla riforma penitenziaria, lasciata in sospeso dal precedente governo, e incentivare le alternative al carcere per le pene brevi e per i residui di pena». In questo senso, prosegue il Garante, «Regioni ed Enti locali possono fare molto per costruire percorsi di accompagnamento e sostegno ai condannati in esecuzione penale non detentiva».

A raccogliere l’allarme lanciato dal Garante è Alessandro Pinna, presidente dell’Isola Solidale, una struttura nata oltre 50 anni fa che accoglie, grazie alle leggi 266/91, 460/97 e 328/2000, i detenuti che hanno commesso reati per i quali sono stati condannati, che si trovano agli arresti domiciliari, in permesso premio o che, giunti a fine pena, si ritrovano privi di riferimenti familiari e in stato di difficoltà economica. Riferendosi alle parole di Anastasia, Pinna parla di «un segnale che deve preoccupare» e che «ancora una volta evidenzia una delle emergenze del sistema carcerario della nostra Regione. La nostra esperienza – prosegue – ci dice che è arrivato il momento di potenziare e sostenere tutte quelle misure alternative al carcere che possano decongestionare gli istituti penitenziari del Lazio». Isola Solidale invece, struttura «unica nel centro Italia», rivendica il direttore, «è praticamente ignorata dalle Istituzioni che anzi dovrebbero valorizzare il nostro modello basato su riabilitazione e integrazione».

3 luglio 2017