Il “manifesto” della comunità araba in Italia: 10 proposte contro il terrorismo

Manifesto di proposte elaborato dal Co-mai dopo i fatti di Parigi: in dieci punti il no a terrorismo e violenza ma anche a insulti e provocazioni. Via libera ad un albo degli imam, no alle moschee fai-da-te

C’è il no al terrorismo e alla violenza ma anche il no alla libertà di insultare e provocare. C’è il sì a una maggiore cooperazione con i Paesi di origine ma anche il sì all’istituzione di un albo per gli Imam italiani perché la loro preghiera sia eseguita anche in lingua italiana. Si chiama “Not in my name” il manifesto di proposte redatto dalla Comunità del mondo arabo in Italia (Co-mai, che raggruppa il maggior numero di comunità arabe presenti sul territorio italiano) in collaborazione con le comunità arabe e musulmane in Italia ed il movimento Uniti per Unire. Dopo i fatti di Parigi, il network nato nel 2008 dall’esperienza dell’Associazione medici stranieri in Italia (Amsi) e oggi impegnato per promuovere il rispetto interreligioso, illustra in un incontro ospitato nella sede della Fnsi (Federazione nazionale della stampa italiana) a Roma le proprie proposte per il futuro. Con tre parole d’ordine: condanna, solidarietà e rispetto.

La Co-mai, che ha aderito nell’immediato alla marcia di Parigi contro il terrorismo, esprime anzitutto, nel suo documento a dieci punti, un «no al terrorismo e alla violenza, con fermezza e senza ambiguità». C’è il «sì alla libertà religiosa, alla convivenza pacifica, alla conoscenza, al dialogo interreligioso ed interculturale fra i popoli e alla libertà di espressione». Contestualmente, viene espresso un «no alla libertà di insultare e provocare, a qualsiasi strumentalizzazione dell’Islam, del terrorismo e dell’immigrazione per fini politici, elettorali o visibilità mediatica». Più nel concreto viene manifestato il «si all’istituzione di un albo degli Imam italiani, perché la loro preghiera sia eseguita anche in lingua italiana» e il «sì ad una maggiore collaborazione fra le moschee e le istituzioni per il completo processo autorizzativo». Spiega Co-mai: «Diciamo no alle moschee fai-da-te». In generale, viene chiesta una «legge italiana ed europea per il controllo dell’immigrazione basata sui principi Diritti-Doveri», con un «sì all’immigrazione programmata, alle politiche d’accoglienza ed alla concessione della cittadinanza temperata».

Nei rapporti con «i nostri Paesi di origine» va «favorita una maggiore e vera cooperazione mediante gli accordi bilaterali per combattere l’immigrazione irregolare». Ancora, secondo Co-mai bisogna «incrementare il coordinamento e la collaborazione fra Onu, paesi arabi ed euro-mediterranei in politica estera e nella cooperazione internazionale». Servono ancora «più cooperazione economica, più soluzioni per combattere la crisi economica e la disoccupazione in Europa e nei nostri Paesi di origine». Viene segnalata anche la necessità di «riattivare le consulte regionali e nazionali per le comunità e le associazioni arabe, musulmane e di origine straniera per favorire la collaborazione fra le istituzioni» e bisogna «lavorare perché tali associazioni e comunità siano più coinvolte nella vita sociale italiana così da evitare territori di soli cittadini stranieri». Infine, viene ribadito il «no all’abbinamento fra Islam e terrorismo e a quello fra immigrazione e sicurezza, senza mai abbassare la guardia continuando a combattere tutte le forme di propaganda del terrorismo».

22 gennaio 2015