È il Mediterraneo, scenario naturale della visita effettuata a Lesbo nell’aprile 2016 insieme al patriarca Bartolomeo I e a Hieronymos II, uno dei temi centrali del messaggio indirizzato da Papa Francesco proprio a Bartolomeo e ai partecipanti al simposio internazionale su protezione e salvaguardia dell’ambiente che si è aperto ieri, 5 giugno, ad Atene. A rappresentare la Santa Sede, il cardinale John Olorunfermi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, e il cardinale Peter Turkson, prefetto del dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, che ha letto il messaggio del Santo Padre. “Toward a Greener Attica. Preserving the Planet and Protecting its People” (Verso un’Attica più verde. Preservare il pianeta e proteggere il suo popolo): questo il tema scelto per il Simposio.

«Ricordo vividamente la mia visita a Lesbo, insieme a Sua Santità e Sua Beatitudine Hieronymos II, per esprimere la nostra comune preoccupazione per la situazione dei migranti e dei rifugiati – le parole di Francesco -. Mentre ero incantato dallo scenario del cielo azzurro e del mare, rimasi colpito dal pensiero che un mare così bello fosse diventato una tomba per uomini, donne e bambini che in gran parte cercavano solo di sfuggire alle condizioni disumane delle loro terre. Lì ho potuto toccare con mano la generosità del popolo greco, così ricco di valori umani e cristiani, e il loro impegno, nonostante gli effetti della loro crisi economica, a confortare coloro che, espropriati di tutti i beni materiali, si erano diretti verso le loro rive».

Parla delle «drammatiche condizioni» sperimentate durante la visita, Francesco, ribadendo che «non sono soltanto le case delle persone vulnerabili in tutto il mondo che si stanno sgretolando, come possiamo vedere nel crescente esodo dei migranti climatici e dei rifugiati ambientali. Come ho sottolineato nella mia Enciclica Laudato si’, stiamo anche condannando le future generazioni a vivere in una casa comune ridotta a rovine». Di qui la richiesta di «un serio esame di coscienza», davanti alla crisi ecologica attuale: «Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo?». La cura del Creato, incalza il Papa, «inteso come un dono condiviso e non un possesso privato», implica sempre «il riconoscimento dei diritti di ogni persona e di ogni popolo».

Il Papa fa quindi riferimento al Messaggio per la Giornata mondiale di preghiera per il Creato, che si celebra il 1° settembre, scritto insieme al Patriarca Bartolomeo. E sottolinea che «il dovere di prendersi cura del creato sfida tutte le persone di buona volontà e invita i cristiani a riconoscere le radici spirituali della crisi ecologica e cooperare nell’offrire una risposta inequivocabile. L’annuale Giornata mondiale di preghiera per il Creato – prosegue – è un passo in questa direzione, poiché dimostra la nostra comune preoccupazione e aspirazione a lavorare insieme per affrontare questo delicato problema». Francesco ribadisce quindi la «ferma intenzione» che «la Chiesa cattolica continui a camminare insieme a Sua Santità e al Patriarcato ecumenico lungo questo percorso. Allo stesso modo, spero che cattolici e ortodossi, insieme ai fedeli di altre comunità cristiane e tutte le persone di buona volontà, possano lavorare attivamente insieme e a livello locale per la cura del creato e per uno sviluppo sostenibile e integrale».

6 giugno 2018