Francesco a Tor de’ Schiavi: «Lavorate per diffondere il dialogo dell’amore»
La visita del Papa alla comunità del Santissimo Sacramento. L’incontro nel campetto dell’oratorio e la benedizione della “Casa della gioia”, la casa famiglia per persone con disabilità
Papa Francesco è stato accolto da un allegro vociare e tante mani tese, desiderose di ricevere la sua stretta, ieri pomeriggio, 6 maggio, nella parrocchia del Santissimo Sacramento a Tor de’ Schiavi, periferia est di Roma. Una vera domenica di festa per il quartiere sulla Prenestina che si è riversato sulle strade e su largo Agosta, dove sorge la chiesa, per salutare il pontefice sotto gli ombrelli colorati a riparare dalla pioggia sottile che poi ha lasciato spazio al sole. Tante anche le persone affacciate ai balconi dei condomini circostanti, addobbati con stendardi e cartelloni: tra il bianco e il giallo della bandiera vaticana spiccava un confidenziale «Grazie, France’». E familiare è stato il clima in cui si è svolta la visita pastorale: accompagnato dall’arcivescovo vicario Angelo De Donatis, dal cardinale titolare della parrocchia Josè Gregorio Rosa Chavez e dal parroco don Maurizio Mirilli, Francesco si è dapprima recato nel campetto dell’oratorio dove, sotto l’immagine stilizzata della Madonna del Perdono, qui tanto venerata, ha risposto alle quattro domande che gli sono state rivolte da un genitore, una giovane, un’adolescente e un bambino.
Filo rosso nelle parole di Francesco è stato il ruolo e il valore della famiglia: «Per favore, lavorate per diffondere il dialogo dell’amore» ha chiesto, sollecitato dall’interrogativo di Mauro, padre di tre figli e tra i responsabili dell’oratorio. «La saggezza della vita si acquisisce in famiglia e si trasferisce con il dialetto dell’amore», ha chiosato il pontefice, evidenziando come «quello che non si impara dai nonni e dai genitori, difficilmente si impara al di fuori». Alle animatrici Simona e Beatrice che chiedevano indicazioni per essere vere testimoni della gioia della fede tra i loro coetanei, Papa Francesco ha consegnato l’impegno della «vicinanza, fatta di accoglienza sincera, perché la Chiesa cresce non per proselitismo ma per attrazione». Infine, la promessa del ricordo nella preghiera per la mamma malata al piccolo Mattia, 10 anni, e l’ammonimento per tutti: «Pregate sempre per i vostri genitori: la famiglia si fa anche con la preghiera».
Quindi, il Papa ha vissuto due momenti intimi della sua visita: nel salone parrocchiale ha incontrato e abbracciato gli anziani e i malati della comunità, poi è salito a benedire e inaugurare la “Casa della gioia”, la casa famiglia per persone con disabilità realizzata nei locali del sottotetto della parrocchia: da ieri è abitata da otto ospiti, due suore e una laica che Francesco ha salutato e benedetto. Il progetto, fortemente voluto dal parroco e sostenuto dal Vicariato, è nato proprio da un’intuizione di don Mirilli. «Alcune mamme in età avanzata mi avevano chiesto aiuto per l’assistenza dei figli con disabilità quando loro sarebbero venute a mancare – ha chiosato – ma oltre che pregare non sapevo cosa fare». Illuminante fu la partecipazione agli esercizi spirituali predicati dal cardinale Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila e presidente di Caritas Internationalis, ieri presente all’inaugurazione: «Ci disse che il Vangelo ci sprona a scoperchiare i tetti per accogliere chi ha bisogno di Cristo – ha ricordato Mirilli -. Quella Parola mi folgorò e capii cosa dovevo fare».
Prima della solenne concelebrazione, il Papa ha confessato tre mamme della parrocchia provate da un particolare dolore in questa fase della vita. Un’altra mamma ha sentito forte la vicinanza di Francesco, ieri: nel corso della Messa infatti il Pontefice ha impartito il sacramento della confermazione a Paola e alla sua bambina Maya, 12 anni, affetta da una malattia genetica mitocondriale. Nella sua omelia poi il Papa ha richiamato alla concretezza dell’amore autentico, quello nel quale Gesù, nel Vangelo, invita a restare: «L’amore non è quello dei telefilm – ha detto – ma è farsi carico degli altri, servendoli. Non è suonare i violini ma è lavoro, sempre. L’amore si fa vedere nelle opere, è concreto. Perciò devo chiedermi: io amo? E che cosa faccio?». Ancora, una provocazione: «L’amore vero è il contrario del parlar male, del chiacchiericcio – ha ammonito il Papa -: quello è un amore di facciata, è solo vernice. Invece il termometro per misurare la temperatura del mio amore è la lingua».Da ultimo, prima di congedarsi e rientrare in Vaticano, Francesco ha benedetto tutti i fedeli che hanno seguito la celebrazione dal maxischermo sul sagrato della chiesa.
7 maggio 2018