Cellule di evangelizzazione, «portatori di frutti grazie alla testimonianza»

Il vicario Angelo De Donatis nella Messa al Divino Amore in occasione del terzo Convegno dei leader delle Cellule parrocchiali: «Sappiate riconoscere la bontà delle privazioni che occorrono alla nostra vita»

«Per vivere in modo fecondo la fede ed essere testimoni della misericordia di Dio è necessario rimanere nel Suo Amore e saper riconoscere, guidati dallo Spirito Santo, la bontà non solo di quanto da Lui riceviamo ma anche delle privazioni che occorrono alla nostra vita». Sono le due condizioni per essere davvero cristiani evidenziate da monsignor Angelo De Donatis, vicario del Papa per la diocesi di Roma, nell’omelia per la Messa celebrata ieri 29 aprile, nella chiesa parrocchiale della Santa Famiglia, presso il Santuario del Divino Amore, in occasione del 3° Convegno nazionale dei leader delle Cellule parrocchiali di evangelizzazione.

«Noi siamo i tralci della vite che è il Signore, siamo cioè coinvolti nel processo, siamo i portatori del frutto» ha chiosato il presule, evidenziando come la Parola del giorno risultasse davvero dedicata «a chi, come voi, porta tanto frutto con la testimonianza e l’opera di evangelizzazione». La tre giorni di formazione e confronto, che ha avuto luogo dal 28 al 30 aprile presso il Santuario del Divino Amore, a Castel di Leva, ha riunito tutti i leader, cioè i referenti dei vari gruppi del Sistema delle Cellule parrocchiali d’Italia. Si tratta di un metodo di evangelizzazione presente in tutto il mondo, nato in Corea e adeguato alla fede cattolica dal sacerdote americano Michael Eivers.

Portato in Italia nel 1987 da don Piergiorgio Perini, allora parroco di Sant’Eustorgio a Milano, il metodo si è diffuso a livello nazionale e consiste nella formazione di piccoli gruppi di preghiera ed evangelizzazione costituiti e guidati dai leader negli ambienti di vita familiare o di lavoro, al fine di portare o riportare alla fede persone a loro vicine. A Roma interessa quattro parrocchie: una ad Acilia e due a Monteverde oltre a quella del Preziosissimo Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo a Collina Fleming, guidata da don Gian Matteo Botto, promotore per l’Italia del Sistema. «Nella case, in una dimensione familiare – ha spiegato Botto – viviamo una piccola esperienza di Chiesa che chiamiamo Cellula come l’organismo vivente di cui siamo costituiti come uomini e che vive solo moltiplicandosi».

Se si vuole essere vero strumento di evangelizzazione per l’altro, «tralci autentici della vite che è il Signore – ha ammonito De Donatis – è bene tenere a mente due condizioni imprescindibili: rimanere nell’Amore del Padre e accettare di “essere potati”». Primariamente, cioè, «si tratta di riconoscere che il senso della propria esistenza non viene da noi ma unicamente dal Padre», corrispondendo quindi all’insegnamento di Gesù «che ci dice: “Senza di me non potete fare nulla”, bisogna saper entrare in una relazione autentica con Lui, orientando la nostra vita secondo la Sua Parola». Ancora, affinché il frutto maturi è necessario che la pianta venga potata, «così anche a noi è chiesta la Grazia di comprendere la bontà e la fecondità della potatura» riuscendo, con l’aiuto dello Spirito Santo «a coglierne il senso profondo: il taglio compiuto dal Signore è sempre per la vita». Solo nella fede, e «resistendo nell’Amore del Padre» potremo arrivare anche noi «come faceva Madre Teresa di Calcutta, a ringraziare il Signore non solo per ciò che ci dona ma anche per ciò che ci toglie».

 

30 aprile 2018