«Non era intenzione mia, di Kate o di nessuno, di ferire, essere causa di scontri o irritazione». Nelle ore decisive della battaglia per salvare il suo piccolo Alfie, 23 mesi, attaccato a un ventilatore che i suoi medici vorrebbero spegnere, Tom Evans, con la moglie Kate James, chiede scusa ai genitori degli altri bambini ricoverati all’Adler Hey Children’s Hospital di Liverpool e allo staff della struttura pediatrica, rimasti coinvolti nelle proteste di ieri, 16 aprile. Già da alcuni giorni infatti una folla di sostenitori staziona e manifesta di fronte all’ospedale, creando difficoltà per i pazienti e il personale. L’obiettivo: dare manforte alla lotta dei due giovani genitori contro i tribunali inglesi perché al figlio – che al momento non è in pericolo di vita – non vengano staccate le macchine che gli consentono di respirare.

Dopo che il giudice della Corte d’Appello ha respinto il ricorso dei genitori che erano tornati in tribunale accusando l’ospedale di «trattenere illegalmente» il figlio, impedendone quindi il trasferimento al Bambino Gesù di Roma, ieri, 16 aprile, ci sono stati episodi di attacchi verbali. «Noi – dichiara Tom, ringraziando per il sostegno – vogliamo solo prendere nostro figlio per dargli le possibilità che merita. Vi aggiornerò su dove andremo da qui e, se avremo il permesso, sarà una buona ragione per dimostrare pacificamente». Quindi, sempre attraverso i social spiega che lui e Kate adesso si devono concentrare «sul passare tempo prezioso con Alfie e sui prossimi passi legali».

17 aprile 2018