Teologia, letteratura e giurisprudenza a confronto su Dante

Dedicata alla Divina Commedia la prima delle tre Letture teologiche organizzate dalla diocesi di Roma sui classici della letteratura italiana. Il cardinale Vallini: «Importante, in questo momento, non perdere le nostre radici culturali»

La Divina Commedia di Dante vista da tre diverse prospettive: teologica, letterale e giuridica. Tre interpretazioni diverse che hanno dato il via al primo appuntamento della quinta edizione delle «Letture teologiche», inaugurata giovedì 15 gennaio nell’Aula della Conciliazione del Palazzo Lateranense e dedicata ai grandi classici della letteratura italiana. Tre modi diversi di vedere l’opera di Dante, che ha permesso riflessioni e spunti nuovi per un testo sempre attuale. «Riflettere sulla modernità di Dante – dice Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale e moderatore della serata – vuol dire riflettere su un pezzo importante della nostra letteratura. Tutti conoscono i versi più famosi della Divina Commedia e ogni canto ha la sua particolare importanza».

L’aspetto puramente teologico è stato analizzato da don Massimo Naro, sacerdote della diocesi di Caltanisetta e direttore del Centro studi Cammarata di San Cataldo: «Per Lutero si diventa teologo facendo concreta esperienza del mistero di Dio – dice don Naro nel suo intervento -, accettandone tutti i contraccolpi e non standosene in disparte; tutto il contrario di ciò che Dante aveva dichiarato due secoli prima. Questo ci aiuta a misurare la distanza del mondo teologico con tutto quello che avverrà dopo, nella modernità, ma anche a capire l’enorme distanza che Dante aveva nel “suo” mondo teologico. La Commedia – dice – con la sua struttura è come il viaggio di un uomo tra i morti: lo spirito è sempre nella carne e non si può distillare. È preso sul serio il vissuto storico degli uomini e via via si manifesta il giudizio ma anche l’umanità di Dio».

Per Rino Caputo, preside della facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Tor Vergata, sono proprio i primi versi dell’Inferno che ci fanno capire la grandezza del viaggio che Dante si appresta a fare: «”Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura…”. Chi fa il viaggio è un io, ma lo fa per tutti quando dice “nostra vita”. Il percorso di Dante è un movimento che dalla terra va sempre più giù, ma che invece di scendere in realtà sale e quindi “uscimmo a riveder le stelle” è il movimento del credo, di chi è sceso in terra è andato oltre terra e poi è risalito in cielo». Ancora, per Dante tutto ha un significato, anche matematico: «Il canto centrale della Divina Commedia – spiega Caputo – è il 17mo del Purgatorio e il verso centrale è una beatitudine: beati i pacifici, sono costruttori di pace e solo chi la costruisce può permettersi di aderire fino in fondo al disegno divino. Il messaggio di Dante è preciso ed è al centro dell’opera: chi costruisce la pace in terra non si limita a costruire un buon ordinamento giuridico ma crea le condizioni affinché la città dell’uomo sia sempre più identificata con la città di Dio».

L’interpretazione giuridica è stata affidata al ministro della Giustizia Andrea Orlando, grande appassionato degli scritti danteschi. «La giustizia per Dante è di carattere divino; ciò che la accomuna alla giustizia di oggi è il senso di pietà che Dante prova nei confronti dei dannati, che per noi sono i condannati. Una pietà che si esprime nei confronti di persone che pure hanno commesso fatti atroci. Ma ci possono essere altri spunti – afferma il ministro -: in fondo, parliamo dell’effetto di un processo, di una valutazione, fatta sui singoli personaggi che popolano la commedia di Dante». Il cardinale vicario Agostino Vallini ha chiuso la serata ringraziando relatori e pubblico «A me sembra molto importante, in questo particolare momento storico – ha sottolineato -, non perdere le nostre radici culturali. Dobbiamo fare in modo che certe ricchezze non si perdano. È un tempo, il nostro, troppo rapido, in cui si ragiona poco. Stasera siamo stati invitati a rileggere Dante e credo che dedicare tempo e meditazione alla lettura di queste radici sarebbe un bene per tutti». Il prossimo incontro delle «Letture teologiche» è in programma il 22 gennaio.

16 gennaio 2015