Il Papa: «Frutti di pace, riconciliazione e speranza per il mondo»
Nel tradizionale messaggio “Urbi et orbi”, il giorno di Pasqua, il Papa ha auspicato «speranza e dignità dove ci sono miseria ed esclusione, dove c’è fame e manca il lavoro, in mezzo ai profughi e ai rifugiati»
Davanti a una piazza San Pietro gremita di fedeli – 80mila, secondo le stime -, su cui vigilavano reparti speciali di carabinieri e polizia, Papa Francesco ha invocato sul mondo intero, nel giorno di Pasqua, «frutti di pace, di riconciliazione e di speranza». Dopo aver celebrato la Messa del giorno sul sagrato della basilica, con un’omelia tutta incentrata su quelle «sorprese di Dio» che «ci mettono in cammino subito, senza aspettare», su quel «correre» davanti all’annuncio di «qualcosa di straordinario», dalla Loggia delle benedizioni della basilica vaticana il pontefice ha ricordato anzitutto la Siria. Anzi, «l’amata Siria, la cui popolazione è stremata da una guerra che non vede la fine». Di qui l’appello alla «coscienza di tutti i responsabili politici e militari, affinché si ponga termine immediatamente allo sterminio in corso, si rispetti il dramma umanitario e si provveda ad agevolare l’arrivo di aiuti di cui questi nostri fratelli e sorelle hanno urgente bisogno, assicurando nel contempo le condizioni adeguate per il ritorno di quanti sono sfollati».
«Frutti di riconciliazione» il Papa ha invocato anche per la Terra Santa, «anche in questi giorni ferita da conflitti aperti che non risparmiano gli inermi». Allo stesso modo, ha chiesto riconciliazione e pace anche per lo Yemen «e per tutto il Medio Oriente, perché il dialogo e il rispetto reciproco prevalgano sulle divisioni e sulla violenza». Quindi, disegnando, come tradizione, un affresco a 360 gradi dello scacchiere del mondo, a partire dalla sollecitudine universale della Chiesa, ha ricordato anche Sud Sudan, Ucraina e penisola coreana, tutti fronti caldi di guerra e tensione internazionale, auspicando per tutti «speranza e dignità dove ci sono miseria ed esclusione, dove c’è fame e manca il lavoro, in mezzo ai profughi e ai rifugiati». Quindi ha stigmatizzato ancora una volta la «cultura dello scarto», di cui sono vittime in primo luogo i bambini e gli anziani.
Francesco ha auspicato, in particolare, un futuro di pace per «i bambini che, a causa delle guerre e della fame, crescono senza speranza, privi di futuro e di assistenza sanitaria», e anche per gli anziani «scartati dalla cultura egoistica, che mette da parte chi non è produttivo». Un posto speciale nelle parole del Papa anche per la popolazione venezuelana, che «vive in una specie di terra straniera nel suo stesso Paese». L’augurio è che «possa trovare la via giusta, pacifica e umana per uscire al più presto dalla crisi politica e umanitaria che lo attanaglia, e non manchi accoglienza e assistenza a quanti tra i suoi figli sono costretti ad abbandonare la loro patria».
3 aprile 2018