Nigeria, l’appello: «Riportate a casa le ragazze rapite»

Il vescovo di Bauchi, nel nord del Paese, chiede al governo di «mettere da parte la politica». Le 110 studentesse sequestrate nella loro scuola il 19 febbraio scorso. Hanno fra gli 11 e i 19 anni

Un appello accorato quello del vescovo di Bauchi, nel nord della Nigeria, dove il 19 febbraio 110 studentesse di età compresa tra gli 11 ed i 19 anni sono state rapite da Boko Haram: «Chiedo al governo di mettere da parte la politica e riportare a casa le ragazze: lasciate stare le beghe politiche e proteggete le vite. Non dovete politicizzare la vita, in nome di Dio». Monsignor Dachelem ha rivolto un pressante appello al governo perché le ragazze siano liberate. «Non ho bisogno di conoscere chi siete, a quale affiliazione politica o credo religioso appartenete, ma quello che so è che la vita è sacra e deve essere protetta e rispettata da tutti».

Il rapimento delle studentesse a Dapchi è avvenuto quattro anni dopo quello delle 276 ragazze di Chibok, nello stato del Borno. Ad oggi 195 di queste ragazze sono ancora nelle mani dei sequestratori, nonostante le ripetute promesse da parte del governo di garantire la loro liberazione. Il 4 marzo, Gloria Shoda, presidente del Consiglio nazionale per le società femminili, ha invitato il governo federale a fare tutto quanto in suo potere per salvare le studentesse rapite a Dapchi per evitare di ripetere la saga di Chibok del 2014, sottolineando che i sequestri sono una vergogna nazionale.

«Siamo addolorati come madri di vedere un altro gruppo di nostri ragazze venire rapite da questa setta. È spiacevole che stia succedendo di nuovo dopo l’esperienza di Chibok» ha detto la Shoda. Ieri, 8 marzo, Festa Internazionale della donna, i genitori di alcune delle ragazze rapite a Dapchi hanno manifestato per le strade della capitale federale Abuja per ricordare al governo ed al mondo le loro figlie. Vestiti di nero, dopo un viaggio in auto di 833 chilometri per raggiungere la capitale, i genitori si sono riuniti davanti all’ingresso principale del Parlamento nigeriano. «Chiedo al governo di darci la speranza di rivedere mia figlia», ha detto una madre in lacrime.

9 marzo 2018