Si è concluso ieri, 5 febbraio, a Roma il convegno nazionale del Meic: oltre 200 tra presidenti e responsabili dei 96 gruppi locali del Movimento ecclesiale di impegno culturale si sono confrontati sul tema “La grazia suppone cultura”. La consegna finale: riscoprire il valore della carità intellettuale come elemento imprescindibile per vivere la fede oggi. «Viviamo un tempo di fragilità culturale, figlia della complessità delle questioni che attanagliano la nostra società», ha sottolineato in chiusura dei lavori il presidente nazionale Beppe Elia. «In questo clima confuso in cui ognuno dice la sua, spesso senza autorevolezza, molta gente decide di ritrarsi – ha continuato -: un atteggiamento impaurito che purtroppo è assunto anche dalle comunità cristiane, tentate di rifugiarsi nel loro piccolo mondo protetto. Il dato dell’astensionismo ormai diffuso anche tra i cattolici ne è la testimonianza più lampante».

Per Elia «in questo scenario, la carità intellettuale diventa ancora di più un compito urgente e un servizio irrinunciabile al Vangelo». E ha citato l’Evangelii gaudium di Papa Francesco, nella quale si legge che «la grazia suppone la cultura», per ribadire che «la cultura è connaturale alla vita cristiana e i credenti non possono prescindere da questo elemento di elaborazione e di discernimento». Per il presidente Meic, «il tema della cultura deve riguardare sempre di più la comunità ecclesiale e proprio per questo – ha concluso – le realtà cristiane di impegno culturale come il Meic devono essere profondamente consapevoli del loro ruolo, che è quello non tanto di essere semplicemente un luogo di riflessione, di dibattito o di proposta, ma soprattutto di essere uno spazio di dialogo con gli altri, dentro e fuori la Chiesa, per accrescere la nostra capacità di leggere la complessità e di individuare strade nuove per uscire dai problemi dell’oggi».

6 febbraio 2018