Niger, i missionari italiani contrari all’invio del contingente militare

Padre Girotto (missionario) al Sir: «Contrari al contingente militare italiano. Si cerca di mettere un piede qui perché il Niger, pur essendo povero, è ricco di materie prime»


I missionari italiani in Niger non vedono di buon occhio
la prossima missione militare italiana nel Paese africano. La considerano un ritorno del colonialismo per motivi geostrategici e per sfruttare le risorse, senza alcun vantaggio per la popolazione locale. «Quello che disturba è che l’Italia sia praticamente telecomandata dalla Francia. Sembra che vengano in Niger per difendere gli interessi francesi legati all’uranio». A parlare in un’intervista al Sir da Niamey è padre Vito Girotto, della Società missioni africane, missionario in Niger dal 2009 dopo 22 anni in Costa d’Avorio. La piccola minoranza di 50.000 cattolici è seguita da 7 missionari italiani: 4 appartengono alla Società missioni africane, altri 3 sono sacerdoti fidei donum dalle diocesi di Lodi e Milano.

Tutti concordano sul “no” alla missione italiana. «È come se dal Niger venisse un contingente militare in Calabria o in Campania per verificare se i nigerini che raccolgono i pomodori nelle campagne italiane sono ben pagati – afferma padre Girotto -. Quando si dice militari si dice armi, e le armi fanno sempre paura. Questo non ci piace e non ci fa onore come italiani». «È chiaramente un neocolonialismo – precisa -. Si cerca di mettere un piede qui perché il Niger, pur essendo povero, è ricco di materie prime». Il missionario ricorda che «il 50% dell’uranio che la Francia utilizza proviene dal Niger. Qui i francesi sono visti come colonialisti, che hanno contribuito a far sì che il Niger sia uno degli ultimi Paesi al mondo come Pil». A suo avviso «il governo italiano vuole avere dei benefici sia per l’uranio, ma anche per il petrolio – che ora è in mano ai cinesi – e l’oro».

Invece, afferma, «se si vuole veramente aiutare la popolazione del Niger bisogna cercare di creare lavoro qui e dare la possibilità ai giovani di restare nel proprio Paese». Il costo della missione militare è di circa 49,5 milioni di euro nel 2018: «Quante cose si potrebbero fare con quei soldi! Il mio sogno è vedere scuole primarie in tutto il Niger. Sarebbe importante sostenere il governo per fare progetti veri per i giovani, visto che il 50% della popolazione ha meno di 18 anni. Credo che la presenza dei militari farà ancora più arrabbiare i giovani – conclude -. Chi ragiona si chiede perché sono venuti qui. È una provocazione. Bisogna stare attenti. Secondo me il governo italiano sbaglia, sbaglia, sbaglia. E sbaglia anche tutta la politica europea».

2 febbraio 2018