Turchia, nuovo arresto per il presidente di Amnesty
Il segretario generale Salil Shetty: «Parodia della giustizia di proporzioni epiche». Taner Kilic era stato messo in libertà condizionata in attesa del processo appena poche ore prima
«Una parodia della giustizia di proporzioni epiche». Il segretario generale di Amnesty international Salil Shetty definisce così la decisione del governo turco arrivata ieri, 1° febbraio, di arrestare nuovamente Taner Kilic, presidente di Amnesty Turchia, poche ore dopo un provvedimento di rilascio da parte di un tribunale. Decisione che «deve essere immediatamente annullata e deve essere rimesso in libertà – afferma -. Ottenere il rilascio solo per vedersi spietatamente chiudere in faccia la porta della libertà è devastante per Taner, la sua famiglia e per tutti quelli che in Turchia sono dalla parte della giustizia».
Questo nuovo arresto «pretestuoso», continua Shetty, «ha distrutto le speranze di Taner e quelle di sua moglie e delle sue figlie, che lo avevano aspettato tutto il giorno all’esterno della prigione per accoglierlo». Tutto è avvenuto poche ore dopo la decisione di porlo in libertà condizionata in attesa del processo, presa il 31 gennaio da un tribunale; decisione contro cui il procuratore ha fatto appello. Un secondo tribunale di Istanbul ha accolto l’appello, e invece di essere rilasciato, Taner Kilic è stato prelevato dalla prigione di Izmir, dove era detenuto da giugno, e posto sotto la custodia della gendarmeria. Infine, il 1° febbraio il tribunale di prima istanza ha confermato la decisione dell’altra corte, disponendo il proseguimento della detenzione.
Per Shetty, «è l’ultimo esempio della crisi del sistema giudiziario turco, che continua a distruggere vite e a svuotare di senso il diritto a un processo equo». Ancora, «è un affronto alla giustizia e non tiene conto delle schiaccianti prove della sua innocenza». Proprio per questo, conclude il segretario generale di Amnesty international, «non fa che rafforzare la determinazione a continuare la nostra battaglia per lui. Un milione di voci si sono già levate chiedendo il suo rilascio. Non avrebbe mai dovuto essere arrestato, e non ci fermeremo finché non sarà di nuovo libero». La prossima udienza è fissata per il 21 giugno 2018.
2 febbraio 2018