Congo, l’appello del Papa e dei vescovi italiani

Ancora nelle mani dei rapitori il sacerdote rapito il 22 gennaio e il suo collaboratore. Liberate le altre 4 persone sequestrate. Francesco: «La Chiesa non vuole altro che contribuire alla pace»

«Purtroppo continuano a giungere notizie preoccupanti dalla Repubblica Democratica del Congo». Al termine dell’udienza generale di questa mattina, 24 gennaio, in piazza San Pietro, Francesco ha ricordato la situazione nel Paese africano dove lunedì 22 gennaio è stato rapito don Robert Masinda, insieme ad altri cinque tecnici della fattoria didattica “Nino Baglieri”, un progetto di formazione per 100 famiglie alle tecniche di agricoltura e allevamento, realizzato a partire dal 2012 nella parrocchia di Bingo (diocesi di Butembo-Beni, nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo) grazie ai fondi dell’otto per mille Cei e al gemellaggio con la diocesi di Noto. Quattro persone sono state ritrovate la mattina seguente ma del sacerdote e del suo collaboratore non c’è più traccia. Si tratta del sesto sacerdote rapito nella diocesi di Butembo-Beni dal 2012 ad oggi: tre sono stati rapiti nell’ottobre 2012 e due nel luglio 2017 ma finora non c’è stata nessuna rivendicazione e non si hanno più notizie.

Il Papa ha richiamato tutti all’impegno «ad evitare ogni forme di violenza. Da parte sua – ha assicurato – la Chiesa non vuole altro che contribuire alla pace e al bene comune della società». Solidarietà al sacerdote rapito e all’intera diocesi di Butembo-Beni arriva anche dalla Conferenza episcopale italiana. «Il sequestro di padre Robert Masinda e di un suo collaboratore – si legge in una nota diffusa oggi, 24 gennaio – è sintomatico del malessere che da molto tempo attanaglia la Repubblica Democratica del Congo». Anche i vescovi italiani ricordano che è il sesto sacerdote rapito dal 2012, «in un contesto, quello del Kivu settentrionale, dove la stremata popolazione civile è sottoposta, quotidianamente, a ogni genere di vessazioni da parte di innumerevoli formazioni armate. A ciò si aggiunga la delicatissima situazione politica nazionale – proseguono -, segnata dalla repressione nei confronti di quei cattolici che, lo scorso 31 dicembre, hanno protestato, e continuano a farlo pacificamente, nei confronti di coloro che nel paese africano impediscono lo svolgimento delle elezioni».

La nota dei vescovi si conclude con la richiesta dell’«immediata liberazione dei prigionieri». La Conferenza episcopale italiana, si legge nel testo, «esprime la propria solidarietà alla Chiesa e al popolo congolese e si stringe attorno all’episcopato locale, implorando da Dio i doni della giustizia, della riconciliazione e della pace».

24 gennaio 2018