Allarme denatalità, Save the Children: «Sostegno strutturale a genitorialità»

Raffaela Milano commenta il rapporto diffuso dall’Istat su natalità e fecondità nel 2016. In 8 anni, 100mila nascite in meno. Il Forum famiglie torna a chiedere «una seria politica familiare»

Dal 1961 al 2017 la popolazione al di sotto dei 15 anni d’età è diminuita di circa un terzo. Negli ultimi 8 anni le nascite sono diminuite di oltre 100mila unità. Nel 2016 sono stati iscritti all’anagrafe 473.438 nuovi nati: oltre 12mila in meno rispetto all’anno precedente. Sono dati drammatici, quelli contenuti nel rapporto diffuso oggi, 28 novembre, dall’Istat su natalità e fecondità nel 2016. «I bambini hanno sempre meno fratelli e sorelle, vivono in una società che continua a invecchiare e devono fare i conti con un crescente vuoto relazionale», commenta Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children. Alla fonte di una così grave diminuzione delle nascite c’è per tre quarti la riduzione del numero delle donne in età riproduttiva e per un quarto la loro minore propensione ad avere figli. Un calo, sottolinea Milano, che ha avuto inizio nello scorso secolo, come già rilevato nell’ottava edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio di Save the Children.

L’arco cronologico a cui fa riferimento Milano è proprio quello iniziato nel 1961 e concluso nel 2017, quando i minori di 15 anni sono passati da 12 a 8 milioni. In questo periodo «l’indice di natalità è crollato, passando da 17,8 nati vivi a 7,8, mentre l’indice di vecchiaia si è impennato, complice l’innalzamento dell’aspettativa di vita, salendo da 40 fino a 165». La direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children sottolinea la necessità di uno «sforzo collettivo delle istituzioni per invertire una tendenza che ha prodotto profondi cambiamenti nella società, ripercuotendosi in modo negativo su molti aspetti della vita dei bambini, dalla scuola alla frammentazione familiare». E usa due aggettivi, «indispensabile» e «inderogabile», per definire «l’avvio di un piano strutturale di sostegno alla genitorialità», che comprenda la messa a punto di una rete di cura per l’infanzia 0-6 anni «della quale il nostro Paese ha enormemente bisogno», ma anche la definizione di «strumenti di effettiva conciliazione di tempi di vita e di lavoro per le mamme» e il sostegno alle famiglie che vivono in condizioni di povertà «le quali, come dimostrano i dati, oggi subiscono un grave impoverimento con la nascita di un bambino», conclude Milano.

Sulla stessa linea il commento espresso a nome del Forum nazionale delle associazioni familiari dal presidente Gigi De Palo. «Con cadenza quasi quotidiana l’Istat lancia i suoi allarmi che però servono solo per qualche titolo ad effetto e poi vengono regolarmente dimenticati. Che senso ha il lavoro dell’Istat – domanda De Palo – se i dati elaborati non diventano azione politica?». Ad aggravare il quadro, per il presidente del Forum famiglie, anche la flessione delle nascite tra i genitori stranieri, scese per la prima volta sotto quota 70mila. «L’unica possibilità per invertire questa tendenza – avverte – è il varo di una seria politica familiare accompagnata dal rilancio dell’immagine e del ruolo della famiglia».

De Palo ricorda il flash mob del 14 maggio scorso al Colosseo, dove migliaia di passeggini vuoti simboleggiavano cosa potrebbe essere del futuro del Paese. «Diminuendo le nascite – sottolinea -, diminuiranno la coesione sociale, il welfare, le pensioni e la sostenibilità del nostro sistema sanitario. Siamo arrivati al punto di non ritorno. Per questo chiediamo, anche in vista delle prossime elezioni, che tutti i partiti la smettano di litigare e firmino il patto sulla natalità che presenteremo nei prossimi giorni».

28 novembre 2017