Carcere: 3 giorni di spettacoli nella rassegna “Destini incrociati”

La quarta edizione si snoda tra il teatro Palladium dell’università Roma Tre, il carcere di Rebibbia, la biblioteca Hub Culturale Moby Dick della Regione Lazio e il Dams

Tre giornate di spettacoli, conferenze, proiezioni, video e laboratori per entrare nel mondo del carcere da un osservatorio privilegiato: la sala di un teatro. Dal 15 al 17 novembre il teatro Palladium dell’Ateneo Roma Tre ospiterà la quarta edizione della rassegna nazionale di teatro in carcere “Destini incrociati”, progetto ministeriale riconosciuto e finanziato dal ministero dei Beni e delle Attività Culturali, e un convegno di studi per tracciare un bilancio sull’attività svolta negli ultimi anni e promuovere nuove prospettive per la scena penitenziaria italiana.

Al centro dell’evento, la collaborazione tra il dipartimento di Filosofia, Comunicazione e Spettacolo dell’università Roma Tre, il Coordinamento nazionale Teatro in carcere, il ministero dei Beni e delle Attività Culturali e il ministero della Giustizia/dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. «L’intento – spiegano gli organizzatori – è quello di creare, anche a partire dai luoghi in cui si svolgeranno gli eventi (il Teatro Palladium, il carcere di Rebibbia femminile, la biblioteca Hub Culturale Moby Dick della Regione Lazio, il Dams dell’università Roma Tre), un ponte tra il carcere e la società esterna che riveli l’altra immagine di questi universi: tanto diversi eppure così uguali quando la prospettiva dalla quale li si osserva è quella teatrale».

«L’iniziativa di Roma – spiega il presidente del Coordinamento nazionale Teatro in carcere, Vito Minoia – oltre a costituire un ulteriore occasione di riflessione e di confronto dopo quelle di Firenze, Pesaro e Genova degli ultimi anni, sarà utile per tracciare un bilancio sul lavoro promosso dal Coordinamento, riflettendo sul ruolo del teatro in carcere nell’ambito della prossima riforma penitenziaria e della vita sociale e culturale del nostro Paese. La diversità di queste esperienze rispetto al teatro istituzionalizzato appare come una condizione genetica che ci consente di delineare un ambito di lavoro teatrale, con una forte connotazione artistica e al tempo stesso educativa e inclusiva: una zona pratica della scena contemporanea ricca di implicazioni sociali e civili. Tra gli altri spicca il dato della sensibile diminuzione della recidiva in chi fa teatro in carcere, che si riduce dal 65 al 6 per cento».

Il progetto è inserito tra le attività che l’università Roma Tre porta avanti nell’ambito della “Terza Missione”, fa seguito al Festival “Made in Jail. Carcere & Cultura”, diretto da Valentina Venturini, docente di Storia del Teatro, ed è parte del Protocollo d’intesa tra Roma Tre, Dap e Coordinamento nazionale. Anche in questa rassegna agli spettacoli si alterneranno conferenze, mostre e dimostrazioni di lavoro. «Verrà in questo modo restituito – sottolinea una nota dell’organizzazione – un panorama ampio delle nuove esperienze drammaturgiche sperimentate da registi e autori professionisti che da anni lavorano sul campo. Assisteremo a spettacoli nati dalle narrazioni e dalle biografie di detenuti, spesso direttamente coinvolti anche nel processo di scrittura e allestimento, come “L’infanzia dell’alta sicurezza” scritto e diretto da Mimmo Sorrentino: sul palcoscenico otto detenute della casa di reclusione femminile di Vigevano, condannate per reati associativi, mettono a nudo la loro esistenza e il loro dolore (15 novembre alle 21.00)».

Saranno rappresentati spettacoli frutto della reinterpretazione di testi classici e di repertorio: “La favola bella” con la regia di Grazia Isoardi presentato dalla compagnia Voci Erranti, con i detenuti del carcere di Saluzzo (17 novembre alle 21.00); “Amleta se lei è pazza allora sono pazza anch’io”, rivisitazione al femminile dell’opera shakespeariana, con la compagnia Le donne del Muro Alto del femminile di Rebibbia, diretta da Francesca Tricarico (16 novembre alle 10.30, Rebibbia, accesso consentito con autorizzazione).

Il 15 novembre in scena la compagnia SineNOmine#, con i detenuti della Casa di reclusione di Spoleto, dalle 17.00, “Sorveglianza Speciale 82/diciassettesimi Ar” regia di Giorgio Flamini, mentre il 16 novembre sarà la volta dello spettacolo ‘Fortezza’ della compagnia AdDentro, con i detenuti del carcere di Civitavecchia, dalle 18.00, regia di Ludovica Andò. Il 17 novembre “Studio per un finale”, regia di Livia Gionfrida, compagnia “Metropopolare”, con i detenuti della Casa circondariale di Prato, dalle 17.00.

La rassegna ospiterà il 16 novembre, alle 20.30, Giovanna Marini che presenta lo spettacolo-concerto “Fogli volanti” con il Coro Inni e Canti di Lotta della Scuola Popolare di musica di Testaccio diretto da Sandra Cotronei. Una storia d’Italia cantata e vista dalla parte di chi, dal basso, è stato protagonista di un percorso partecipativo e democratico. Non mancherà una sezione interamente dedicata alla proiezione di video, selezionati e scelti dalla direzione artistica dell’intera rassegna composta da Ivana Conte, Vito Minoia, Valeria Ottolenghi, Gianfranco Pedullà e Valentina Venturini.

Parte integrante del progetto saranno i laboratori di accompagnamento alla visione degli spettacoli destinati a detenuti e spettatori, curati da Agita, e quelli di critica teatrale per gli studenti universitari del Dams, curati dall’Associazione nazionale dei Critici di teatro con la collaborazione del Teatro di Roma. Concludono la rassegna il convegno di studi a cura dell’Università Roma Tre e del Garante dei Diritti dei detenuti del Lazio, dedicato al futuro del teatro in carcere “Dagli Stati generali alla riforma penitenziaria. Prospettive per il teatro in carcere” (17 novembre dalle 9.30) e la conferenza, tenuta da Franco Ruffini, accademico e storico del teatro “Teatro e Carcere. Una contraddizione in termini”, 17 novembre dalle 18.30. Durante la rassegna il foyer del Teatro Palladium ospiterà la mostra “Prigionie (in)visibili, il teatro di Samuel Beckett e il mondo contemporaneo”, curata dallo studioso giapponese Yosuke Taki. (Teresa Valiani)

 

13 novembre 2017