L’attualità di Paolo VI, 50 anni dopo Populorum progressio

Nella basilica di San Paolo il convegno organizzato da Roma Tre e Benedettini. Lo storico Carlo Cardia: «È stato il pontefice più italiano e insieme più universale della modernità». Parolin: «Ha difeso l’uomo»

«L’enciclica Populorum progressio di Papa Giovanni Battista Montini, di cui ricorre il 50mo anniversario, è «un appello solenne a un’azione concertata per lo sviluppo integrale della persona umana, per la pace e la giustizia e nel mondo. Si ispira al Vangelo in cammino, che chiede di portare la carità incontro all’uomo sulle strade dell’oggi». Con questo messaggio Papa Francesco ha salutato l’assemblea dei partecipanti al convegno “Paolo VI, il Papa della modernità: giustizia tra i popoli e amore per l’Italia”, promosso ieri mattina, 8 novembre 2017, nella basilica di San Paolo fuori le Mura, dalla cattedra di Diritto ecclesiastico dell’Università di Roma Tre in collaborazione con l’Abbazia dei Benedettini.

Il cardinale James Michael Harvey, arciprete della basilica, ha ricordato quanto Papa Francesco disse nel giorno della beatificazione di Montini, il 19 ottobre 2014: «Nella sua umiltà risplende la grandezza di Paolo VI». Quindi ha descritto i mosaici nel tempio paolino che rappresentano gli ultimi cinque pontificati: «I cerchi dell’acqua benedetta della Chiesa si generano da un punto centrale, che è san Paolo. Da qui partono i cerchi di un moto ondoso coinvolgente, che emana amore e spiritualità». Poi, commentando il titolo dell’incontro, ha ricordato l’amore che Paolo VI aveva per l’Italia e per Roma, in particolare, «nel continuo assillo di capire come e perché Cristo è romano».

Per l’organizzatore del convegno, Carlo Cardia, «Paolo VI è stato il pontefice più italiano e insieme più universale della modernità. Amava l’uomo, ogni uomo e l’intera umanità». E «uno dei tratti più salienti della sua personalità fu l’ecumenismo». Fu il primo successore di Pietro a visitare Gerusalemme e incontrò il patriarca di Costantinopoli, nel 1964, dopo novecento anni di contrasti tra le due Chiese. Fin da giovanissimo, mostrò la sua lungimiranza profetica. A proposito del voto alle donne, in un articolo del 1921 su “La madre cattolica” scriveva: «Le porte si aprono anche per la donna. Una scheda, un’arma anche per lei». Poi, aggiungeva: «Occorre discernere i segni dell’avvenire e predisporsi arditamente alla ricerca del bene». Montini, ha spiegato Cardia, fu «il primo pontefice a mantenere stretti e personali rapporti con i governanti nazionali». Enrico Berlinguer, che a lungo fu impegnato con lui e con l’allora segretario di Stato Agostino Casaroli nel negoziato per la revisione del Concordato tra la Chiesa Cattolica e lo Stato Italiano, ebbe a dire: «È una fortuna per l’Italia avere un pontefice come Paolo VI».

Per il segretario di Stato della Santa Sede, il cardinale Pietro Parolin, «quello che ha mosso la vita e il pontificato di Giovanni Battista Montini è stato un grande amore. Per Gesù Cristo, innanzitutto, per la Chiesa, per la verità, per l’umanità». Paolo VI «ha difeso l’uomo coraggiosamente, instancabile nella difesa della giustizia e della pace. Soffriva profondamente di fronte alla realtà dell’uomo di oggi, “disorbitato”, perché ha perso il vero orientamento, che consiste nel guardare in alto, al Cielo». E diceva: «L’uomo deve tornare a parlare umilmente e regalmente con Dio».

Tra i relatori, anche Giuliano Amato, già due volte presidente del Consiglio dei ministri: «La Populorum progressio esprime in modo mirabile il principio evangelico, rivoluzionario, che tutti gli uomini sono uguali davanti a Dio e hanno gli stessi diritti». Montini aveva compreso che «i sentimenti di miseria immeritata scatenano la frustrazione con i suoi pericolosi effetti». Paolo VI diceva: «Il mondo è malato. Il suo male risiede nella mancanza di fraternità, tra gli uomini e tra i popoli». E questo è anche il tema del nostro tempo.

9 novembre 2017