Minori migranti soli, «bene legge Zampa. Ora risorse e tempi certi»

Documento in 7 punti delle associazioni. Albano (Garante infanzia): «Tanti cittadini chiedono di fare il tutor ma Regioni vanno a rilento». De Marco (Caritas): «Accoglienza punto dolente. Accelerare invio a Sprar»

La legge Zampa (47/2017) è considerata una delle legge migliori sui minori non accompagnati in Europa. Ma a sei mesi dalla sua approvazione cosa è cambiato? A fare il punto sullo stato dell’arte sono state ieri, martedì 7 novembre, a Roma le associazioni che si occupano dei diritti dei minori in Italia. E che sono state tra le promotrici del testo. In un documento in 7 punti hanno infatti sottolineato le priorità su cui è necessario attuare al più presto la normativa. A cominciare dai tempi lunghi di attesa, dalla permanenza nei centri di prima accoglienza e dalla questione delle risorse.

«Abbiamo finalmente istituito il tavolo che ha il compito di emanare i regolamenti attuativi previsti dalla legge. Penso che ci saranno prestissimo, considero che tra dicembre e gennaio usciranno, siamo a fine legislatura, se non lo facciamo adesso falliamo la prova – sottolinea la relatrice Sandra Zampa -. Inoltre, quando abbiamo pensato la legge sapevamo che ci sono strutture e sistemi sottoposti a una richiesta di cambiamento molto gravosa, non è irrilevante passare da un anno di attesa a 30 giorni, ma le leggi si fanno per cambiare le cose. La prima accoglienza è sicuramente uno dei punti di sofferenza più grandi: i ragazzi scompaiono in quel periodo lì, perché si sentono buttati in un limbo senza prospettive. O gli diamo una risposta o se ne vanno, con rischio che vengano agganciati dalla malavita. In  uno stato di diritto ciò non tollerabile».

Nel documento le associazioni ricordano innanzitutto l’istituzione della figura dei tutori volontari. E chiedono agli enti locali e alle istituzioni di investire risorse affinché a queste persone venga garantito un adeguato supporto (non solo giuridico/amministrativo, ma anche psico-sociale). Finora, ha ricordato la Garante dell’Infanzia Filomena Albano, sono state 2.635 le domande ricevute (dato aggiornato al 3 novembre). «Per noi è stata una notizia inaspettata che così tanta gente abbiamo voluto proporsi, soprattutto in questo momento storico non dei più favorevoli. Ma la verità è che ci sono più di 2.600 cittadini pronti a fare da tutori – afferma-  ma spesso è difficile l’interlocuzione con le Regioni. Abbiamo realizzato delle Linee guida proprio per rendere uniformi i criteri di formazione dei tutori volontari. Sarebbe stato opportuna la simultaneità di interventi in tutte le Regioni, alcuni ancora non partono coi bandi».

L’altro punto centrale è l’accoglienza. Le associazioni chiedono il rafforzamento del sistema ordinario anche attraverso un investimento crescente di risorse sulla seconda accoglienza in capo allo Sprar, per garantire ai minori percorsi di integrazione efficaci ed omogenei in tutto il territorio nazionale. Nello stesso spirito i Cas vanno considerati luoghi di accoglienza residuali da attivare solo in caso di reale emergenza e arrivo imprevisto e sproporzionato, e va evitata del tutto la permanenza dei minorenni all’interno di strutture hotspot. «L’obiettivo di ridurre il periodo di prima accoglienza da 60 a 30 giorni è ancora una norma programmatica, non perentoria – sottolinea Laura De Marco, di Caritas -. Chiaramente il traghettamento dipenderà dalla disponibilità dei posti nella seconda accoglienza perché è lo Sprar il luogo deputato. Auspichiamo che non ci siano più minori negli hotspot o nei Cas ma che si vada verso un progressivo superamento. Chiaramente i Comuni vanno aiutati in questo».

Tra gli altri paspetti affrontati nel documento anche l’accesso all’assistenza sanitaria, all’educazione e alla tutela legale. Nel corso del confronto, è stata posta in evidenza la necessità di una effettiva e piena attuazione della norma che prevede l’iscrizione obbligatoria dei minori non accompagnati al Servizio sanitario nazionale anche prima del rilascio del permesso di soggiorno, con indicazioni che consentano di superare le difficoltà burocratiche derivanti dall’assenza di Codice fiscale o di un indirizzo di residenza. Allo stesso modo già nei centri di prima accoglienza va garantito ai minori l’inserimento scolastico, l’accesso alla formazione professionale e l’accompagnamento all’inserimento lavorativo, ed è essenziale che i tutori anche provvisori, il personale delle strutture di accoglienza e le altre figure di riferimento del minore informino efficacemente il minore stesso sul suo diritto di partecipare attivamente a tutti i procedimenti giudiziari e amministrativi che lo riguardano e di nominare una difesa tecnica di fiducia nei procedimenti giurisdizionali, come previsto dalla legge. Le organizzazioni promotrici hanno inoltre auspicato l’istituzione di un tavolo permanente di confronto inter-istituzionale per garantire il coordinamento delle misure di attuazione e il monitoraggio sull’implementazione della legge, e che sia previsto un contatto regolare di questo tavolo con le organizzazioni e associazioni impegnate nella tutela dei minori stranieri non accompagnati.

8 novembre 2017