“Da piccola ero Down”, la storia di Giulia a Montecitorio

Il libro scritto da Isabella Piersanti racconta, sin dall’inizio, il percorso umano di una famiglia che si è ritrovata molto unita dopo la nascita della piccola che oggi ha dodici anni

Giulia è lì, in fondo alla sala di Palazzo Montecitorio che ha visto nascere la Repubblica italiana e, prima ancora, la protesta contro la violenza fascista. Una sala che sa di storia, colorata dal suo sorriso di dodicenne con la sindrome di Down. È lei la protagonista del libro “Da piccola ero Down” (edizioni Il Prato), presentato venerdì 20 ottobre. L’autrice-narratrice è la madre, Isabella Piersanti, docente di Filosofia in un liceo romano. Giulia invece è al centro della narrazione, ma non ama i riflettori. Sorride e, seduta in ultima fila, abbraccia un’amica. Poi, passa le dita sui gufi impressi sulla borsa rossa.

Il suo sguardo, però, accende le parole della madre, seduta al tavolo dei relatori: racconta i pensieri che le sono passati in mente, dopo aver saputo che la bimba sarebbe nata con un’anomalia cromosomica, ma anche come sia cambiata la propria vita e quella della propria famiglia. Parole racchiuse in 123 pagine. «Il libro è nato quando è nata Giulia, lo avevo dentro – spiega -. Per rimettere a fuoco le mie idee e i miei sentimenti ho cominciato a scrivere. Quando ho saputo che Giulia avrebbe avuto la sindrome di Down, ho pensato, e l’ho scritto con molto dolore, che “forse era meglio che non nascesse”. Il tempo, però, mi ha smentito. La sua nascita ha arricchito la nostra vita».

Una storia intima che parte da quel 12 luglio 2005 e percorre «ribaltamenti inaspettati». «La nostra vita è cambiata – aggiunge -. Pensavo a me come a una donna forte che non aveva bisogno di nessuno. Invece mi sono resa conto che avevo bisogno dei parenti e degli amici. È cambiato anche il modo in cui abbiamo fatto uso del tempo, impiegato per visite mediche e per le attività sportive. Sono cambiate le abitudini familiari, ma in positivo. Sono nate amicizie nuove con altri genitori che hanno i figli con la stessa sindrome. Oggi sono un dono fondamentale per la nostra vita».

Tra le pagine, i dubbi di una madre e i primi problemi della figlia, ma anche un «sogno possibile». «Le difficoltà più grandi per una famiglia sono le amarezze che nascono quando vede la figlia non riuscire a relazionarsi con gli altri e la sua delusione per non poter fare quello che desidera. Sogno che Giulia sia felice e oggi lei è una ragazzina felice». Una ragazzina con la passione per lo sport e, in particolare, per il nuoto sincronizzato, capace di «prestazioni migliori di quelle di altri suoi coetanei», ammette Nicola Pintus, presidente del “Progetto Filippide”, che si occupa di sport e disabilità. Mentre il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, Paola De Micheli, assicura che «le istituzioni rispondono alle esigenze dei genitori raccontate nel libro».

Dal testo emerge un messaggio di speranza.
«Avere una figlia con la sindrome di Down non è un dramma – afferma Isabella Piersanti -. Non significa non essere più felici». E lo conferma anche il padre di Giulia, Francesco Giovannelli. «La sua nascita ha reso la nostra famiglia unitissima. Dover ragionare sempre su quale scelta possa essere la migliore per Giulia ha rafforzato il legame tra me e mia moglie. Ci siamo sentiti alleati in questa sfida, che da soli non si può sostenere. La vita quotidiana ha un surplus di affanni ma anche tantissime gioie».

23 ottobre 2017