De Donatis inaugura l’anno della scuola pontificia Pio IX

L’arcivescovo ai formatori: «Bisogna sporcarsi le mani con la creta fresca. Se sarete veri testimoni di quello che annunciamo, daremo forma a questi ragazzi ma anche alla nostra vita». Nella struttura circa 400 ragazzi

La scuola pontificia Pio IX è uno degli istituti di istruzione cattolici più antichi, dopo il Collegio Romano e il Nazareno. Voluto dal Pontefice di cui porta il nome, fu fondato nel 1859 nel rione Borgo e affidato, su consiglio di monsignor De Merode, ai Fratelli di Nostra Signora della Misericordia. Oggi, 28 settembre, l’arcivescovo Angelo De Donatis, vicario del Papa per la diocesi di Roma, ha celebrato la Messa nella chiesa della Traspontina per inaugurare l’anno scolastico. «Sono contentissimo di celebrare con voi – ha detto nell’omelia -. Ero curioso di conoscere la vostra scuola perché negli anni ho incontrato diversi preti che hanno studiato qui». Prendendo poi spunto dalle letture della Messa, monsignor De Donatis ha detto: «Siamo qui per dire a Gesù che siamo contenti. Cosa vuoi dirci oggi? Quale messaggio vuole consegnarci?». Ricordando il rimprovero di Dio agli israeliti che dopo l’esilio si erano ricostruiti le case ma non avevano riedificato il tempo, il vicario ha sottolineato: «Il primo messaggio è che tante volte abbiamo la tentazione di interessarci prima delle nostre cose e lasciare da parte quelle del Signore. Le cose per noi non sono mai fatte abbastanza in tempo mentre Dio può aspettare. Siamo guidati dal nostro egoismo, dalla nostra indolenza più che da Dio». Ma, ha proseguito, «la vita non sempre dà soddisfazioni profonde, vere. Chi antepone i propri interessi a quelli di Dio non li gusta appieno, perché manca la cosa più importante. Chi cerca Dio ha una gioia profonda, la gioia di servirlo, di andare alla sua festa». Ed ha quindi auspicato che i giovani possano «cercarlo ogni giorno».

Per fare questo, però, è necessario «custodire la relazione con Gesù che è all’origine di tutto. Quando siamo in relazione con Dio le cose cambiano, non perché abbia più diritti ma perché dà più gusto a tutto». E citando il passo evangelico in cui Erode voleva vedere Gesù, ha aggiunto: «Perché voleva vederlo? Era curioso? Non lo so. Ma io desidero vedere Gesù, partecipare alla sua festa? E perché? Occorre capovolgere la prospettiva, occorre cercare Gesù perché è l’unico che mi può trasformare, altrimenti faremo le cose ma senza gusto, senza gioia». Infine, il vicario si è rivolto ai formatori citando la riflessione di un ragazzo: «Bisogna sporcarsi le mani con la creta fresca, giovanile. Se sarete veri testimoni di quello che annunciamo, daremo forma a questi ragazzi ma anche alla nostra vita».

Al Pio IX sono iscritti circa 400 ragazzi, dalla scuola dell’infanzia al liceo, mentre i docenti sono una quarantina. Ma cosa contraddistingue il metodo educativo di un’istituzione così antica? «L’aspetto principale – risponde il direttore fratel Andrea – che il nostro fondatore, un sacerdote belga, ha voluto come segno distintivo, è l’educare alla misericordia, cercare di trasmetterla in tutti i valori dell’educazione, in modo che i ragazzi possano comprendere cosa vuol dire mettersi al servizio dell’altro, oltre che comunque crescere in modo completo dal punto di vista della mente, del cuore e del corpo». Grande tradizione, dunque, ma anche progetti per il futuro? «Semplicemente, cerchiamo di andare avanti nel modo migliore possibile, aperti a nuove prospettive. Non siamo un istituto rigido. Cerchiamo soprattutto – conclude fratel Andrea – di capire le necessità delle famiglie di oggi, che sono cambiate tantissimo nel giro di pochi decenni».

28 settembre 2017