Nasce “Casa Wanda”, la residenza per malati di Alzheimer

È stata inaugurata giovedì 21 settembre, giornata mondiale della malattia. La struttura, ospitata a Villa Glori dalla Caritas diocesana, nasce per dare sostegno anche alle famiglie

«Ogni volta che papà, negli ultimi mesi di vita di mamma, andava in farmacia si chiedeva: ma com’è possibile che queste medicine costino così care, chi non può permettersele come fa?». Questa la domanda che, racconta la figlia Carla, il cavaliere Mario Martella si faceva assistendo la moglie Wanda, malata di Alzheimer. Così, grazie all’aiuto della fondazione dedicata alla moglie, è nata “Casa Wanda”, la residenza della Caritas per i malati di Alzheimer e le famiglie, inaugurata giovedì 21 settembre, giornata mondiale dell’Alzheimer.

«Una prova che la provvidenza esiste», ha commentato monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas diocesana, che adesso spinge per avere al più presto l’accreditamento del Comune: «Così potremo avere oltre al centro diurno anche la Casa Sollievo», ovvero mettere in operatività i posti letto per i malati che ne avranno bisogno. Un auspicio a cui si è associato il figlio del cavaliere, Massimo, e presidente della Fondazione: «Noi abbiamo fatto la nostra parte, al municipio dopo le elezioni sono cambiate le persone responsabili, ma ci auguriamo che questo ritardo venga presto superato».

Durante l’open day organizzato per
l’occasione nell’ala di Villa Glori adibita a residenza è stata posta una targa a memoria dei coniugi Martella. Alla cerimonia è intervenuta il presidente del II municipio, Francesca Del Bello, che ha ringraziato per l’opera ribadendo: «Deve corrispondere da parte delle istituzioni una presa in carico di queste situazioni per arrivare quanto prima a una soluzione operativa e condivisa». All’evento hanno partecipato i figli del cavaliere Martella, il direttore della residenza, Salvatore Grammatico, e l’attore Giulio Scarpati, che ha visto la madre vivere la stessa malattia.

«Mia mamma – ha raccontato l’attore –
si è ammalata di Alzheimer tanti anni fa. Prima che morisse ho voluto raccontare questa mia esperienza in un libro, non solo per far uscire dal cono d’ombra la malattia, raccontando le difficoltà che si affrontano, ma perché all’inizio abbiamo rifiutato che fosse Alzheimer». Accettare che i propri cari si aggravino fino a smettere di riconoscere i propri figli, ha raccontato Scarpati, non è facile: «bisogna capire che si smette di comunicare con le parole». La storia privata di Scarpati, ha spiegato Grammatico, è una storia di molti: «Ormai l’incidenza della malattia è in aumento, così come anche le forme di demenza, che purtroppo non coinvolgono soltanto gli anziani».

Per offrire sostegno alle famiglie
e aiutare i malati il centro della Caritas mette a disposizione uno sportello informativo e organizza un “laboratorio dei ricordi”, un momento esperienziale di MusicArTerapia, in cui i partecipanti vengono invitati a usare tutti i sensi: «La memoria del corpo» ha spiegato la professoressa Stefania Guerra Lisi, ideatrice del metodo. L’umanità, ha ricordato Feroci, resta, nonostante la malattia: «martedì ero a Madrid, dovunque c’erano cartelloni con la scritta “Sigo siendo yo”, “sono ancora io” e l’indicazione della giornata. Vorrei che ci fosse un’attenzione maggiore a questo problema anche in questa nostra città».

Ma non solo. Feroci ha chiesto in generale
più sensibilità ai problemi sociali, e ha espresso questo suo desiderio direttamente al presidente del consiglio, Paolo Gentiloni, in occasione della visita alla Cittadella della Carità lo scorso 31 agosto: «Al presidente del Consiglio che mi ha chiesto come andavamo ho detto: il pubblico non potrà mai risolvere tutti i problemi che ci sono, ma nemmeno si può pretendere che lo faccia solo il privato. Se non c’è sinergia non andremo da nessuna parte».

 

25 settembre 2017