Gerusalemme, i capi delle Chiese condannano il nuovo attacco allo Status quo

La denuncia dei 13 leader religiosi cristiani: in atto un «tentativo sistematico di minare l’integrità della Città Santa e indebolire la presenza cristiana»

I patriarchi e i capi delle Chiese cristiane di Gerusalemme, da Teophilos III, patriarca greco ortodosso di Gerusalemme, all’arcivescovo Piazzaballa, amministratore apostolico del Patriarcato latino, fino al Custode di Terra Santa padre Francesco Patton: ci sono le firme di tutti in calce al documento diffuso ieri, 4 settembre, nel quale esprimono ferma opposizione a «qualsiasi azione» messa in atto da «qualsiasi autorità o gruppo» che abbia l’effetto di violare e minare «leggi, accordi e regolamenti che hanno disciplinato la nostra vita per secoli». Secondo i leader religiosi cristiani infatti è in atto «un tentativo sistematico per minare l’integrità della Città Santa» e per «indebolire la presenza cristiana in Terra Santa». Un disegno che, secondo i firmatari del documento, si manifesta chiaramente nelle «recenti violazioni dello Status quo» dei luoghi santi, e anche in una proposta di legge, sottoscritta da una quarantina di membri del Parlamento israeliano, che «limiterebbe i diritti delle Chiese sulle nostre proprietà».

In particolare, a riaccendere la preoccupazione delle Chiese cristiane intorno allo Status Quo che regola la convivenza tra comunità religiose nella Città Vecchia di Gerusalemme è stata la sentenza con cui la Corte israeliana, a inizio agosto, dopo un lungo contenzioso, ha respinto le iniziative legali con cui il Patriarcato greco ortodosso di Gerusalemme aveva tentato di far riconoscere come «illegali» e «non autorizzate» le acquisizioni di alcune sue proprietà da parte dell’organizzazione ebraica Ateret Cohanim, avvenute nel 2004. Un “caso” a cui si è aggiunta di recente la proposta di legge sulla gestione delle proprietà presentata alla Knesset, che i Capi delle Chiese considerano politicamente orientata.

«I tentativi denunciati – si legge nel documento – non riguardano una sola Chiesa ma colpiscono tutti noi e colpiscono i cristiani e tutte le persone di buona volontà di tutto il mondo. Siamo sempre stati fedeli – scrivono i leader cristiani – alla nostra missione per garantire che Gerusalemme e i Luoghi Santi siano aperti a tutti, senza distinzione o discriminazione». I firmatari si dichiarano anche concordi nel sostenere il ricorso presentato dal Patriarcato greco ortodosso alla Corte Suprema di Israele contro la sentenza di agosto sulla proprietà degli immobili contesi. E fanno appello ai Capi cristiani e ai fedeli di tutto il mondo, oltre che ai capi dei governi, affinché trovino sostegno diffuso e internazionale tutte le iniziative volte ad assicurare il rispetto delle regole dello Status quo nei luoghi santi, come contributo concreto all’affermarsi di una «pace giusta e durevole» nell’intera regione.

5 settembre 2017