Alle Scuderie del Quirinale «Da Caravaggio a Bernini»

L’esposizione si apre con la Salomè con la testa del Battista, frutto del genio di Merisi. Al secondo piano le sculture del Giambologna e del Bernini

L’esposizione si apre con la Salomè con la testa del Battista, frutto del genio di Merisi. Al secondo piano le sculture del Giambologna e del Bernini 

La mostra “Da Caravaggio a Bernini. Capolavori del seicento italiano nelle collezioni reali di Spagna” documenta le relazioni politiche e culturali tra la corte spagnola e gli stati italiani nel corso del XVII sec. Alcune opere sono state donate al re Filippo IV da principi e governatori italiani per ottenerne i favori per vie diplomatiche. È il caso dei dipinti “Lot e le sue figlie”del Guercino, soggetto caro ad un’epoca post tridentina per ricordare le imperscrutabili vie di Dio, e “La conversione di Saulo” di Guido Reni donate al monarca spagnolo dal principe Ludovisi in cambio di protezione sullo stato di Piombino.

Gli Asburgo, sovrani della Spagna che, con i possedimenti italiani del viceregno di Napoli e lo stato di Milano, avevano esercitato una certa influenza sulla politica italiana, erano grandi ammiratori della pittura del Bel Paese. Basti pensare alla predilezione di Filippo II per Tiziano. Ammirazione che con Filippo IV si trasformò in un interesse costante nell’acquisire e commissionare opere e nell’aprirsi al collezionismo.

La mostra, ospitata dalle Scuderie del Quirinale, è suddivisa in diverse sezioni introdotte da pannelli esplicativi bilingui (italiano e inglese) e si snoda su due piani. Le opere selezionate per lo spazio espositivo al primo piano sono più fruibili trattandosi di dipinti, alcuni dei quali noti al grande pubblico. La mostra si apre con la “Salomè con la testa del Battista” di Caravaggio, opportunamente scelta per pubblicizzare l’evento suscitando interesse nel visitatore comune; interesse che, tuttavia, potrebbe essere disatteso dall’assenza di opere note. All’episodio biblico, rappresentato al modo di una storia contemporanea tra crudezza e verosimiglianza, seguono la fisicità di una “Santa Caterina” di Guido Reni realizzata con tecniche chiaroscurali caravaggesche, e i ritratti di due fanciulle poste di profilo di Baglione; ritratti che non si rifanno alla rappresentazione di un bello ideale, solitamente raffigurato frontalmente. Ma ad effigi di medaglie antiche.

Scambi culturali tra Italia e Spagna testimoniati dall’invito a lavorare presso la corte asburgica rivolto al napoletano Luca Giordano, considerato un innovatore della pittura italiana per luminosità, colorismo e fantasia, e dallo spagnolo José de Ribeira che trascorse gran parte della sua vita a Napoli. Così come fonte d’ispirazione furono i soggiorni italiani di Diego Velazquez, di cui in mostra è la “Tunica di Giuseppe” (proveniente dall’Escorial) che, a detta dei critici, manifesta come per l’artista fisionomia e bellezza dovessero fondarsi sulla realtà.

Il secondo piano ospita sculture eccellenti quali il “Cristo Crocefisso “ del Giambologna, raffigurato ancora vivo, senza alcuna espressione di patimento, e il Cristo Crocefisso del Bernini, unica opera ad aver lasciato l’Italia prima della morte dell’artista e ad essere considerata talmente inadatta da essere sostituita da un crocefisso eseguito da Domenico Guidi.

“Da Caravaggio a Bernini. Capolavori del seicento italiano nelle collezioni reali di Spagna” c/o Scuderie del Quirinale, via XXIV maggio 16. Fino al 30/07/17. Catalogo Skira. Curatore: Gonzalo Redin Michaus. Orari: da domenica a giovedì dalle 10:00 alle 20.00; venerdì e sabato dalle 10:00 alle 22:30. Biglietti: intero € 12;ridotto €9,50. Informazioni e prenotazioni tel. 06/39967500

 

17 luglio 2017