«Sono stata contattata dalla mamma di Charlie. È una signora molto determinata e molto decisa, che non vuole cedere di fronte a nulla. Ci ha chiesto di provare a verificare la possibilità che una cura venga fatta, e i nostri medici e scienziati stanno approfondendo la possibilità». A margine della presentazione della Relazione sanitaria e scientifica dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù relativa al 2016, ieri sera, martedì 4 luglio, la presidente Mariella Enoc ha riferito ai giornalisti della sua telefonata con la mamma del neonato londinese colpito da una malattia mitocondriale per il quale è stata decretata l’impossibilità di sopravvivere. La struttura della Santa Sede ha offerto accoglienza al piccolo, attualmente tenuto in vita da macchinari di cui i giudici britannici hanno disposto lo spegnimento. Sempre ieri Enoc aveva fatto sapere di avere incaricato il direttore sanitario di verificare con il Great Ormond Street Hospital di Londra, dove Charlie è ricoverato, se vi fossero le condizioni per un trasferimento. «L’ospedale – ha spiegato poi in serata – ci ha detto che, per motivi legali, non può trasferire il bambino da noi. Questa è un’ulteriore nota triste».

Alla mamma del piccolo l’ospedale romano ha offerto anzitutto ascolto e attenzione. «È determinatissima a combattere fino all’ultimo – ha aggiunto ancora la presidente -. Non so se sarà possibile trovare una cura: i nostri scienziati approfondiranno il tema e poi parleranno direttamente con la famiglia. Nella vita – ha concluso – ci sono zone grigie. In questo caso è molto difficile dire se c’è accanimento terapeutico o no. Su questa zona grigia mi astengo dal giudizio e faccio la sola cosa che posso fare, ovvero dire che possiamo accogliere la famiglia e accompagnarla così come ci ha chiesto il Papa».

Sulla vicenda è intervenuto anche il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, anche lui intervenuto alla presentazione della Relazione annuale del Bambino Gesù. «Non so se il Santo Padre ha parlato con la mamma, non so se la mamma lo ha chiamato. Credo che i problemi legali siano legati alla nazionalità, al fatto che, se ho capito bene, i genitori non possono portare il bambino fuori dal territorio senza il permesso delle autorità, sono questi i problemi legali cui accennava la dottoressa Enoc». Quindi, rispondendo alla domanda se la Santa Sede intenda muoversi, ha assicurato l’impegno ad «aiutare nel senso di superare questi problemi: se possiamo farlo lo faremo. Quello che è possibile fare da parte nostra lo faremo, poi ci sarà il Bambino Gesù che si attiverà per la parte medica». Ancora, interpellato se a suo parere si tratti di accanimento terapeutico, ha risposto: «Non sono uno specialista. Noi siamo per la vita e ripetiamo quello che ha detto il Papa e quindi offriamo tutte le possibilità che ci sono perché a questo bambino siano continuate le cure». (Ro. Pu.)

5 luglio 2017