Alcolismo, al Gemelli il primo compleanno della Villetta della Misericordia

Un bilancio dell’attività della struttura, nel convegno dedicato al percorso clinico per le patologie correlate all’abuso, alla presenza di Galantino

Un bilancio dell’attività di accoglienza della struttura, in occasione del convegno dedicato al percorso clinico per le patologie correlate all’abuso, alla presenza di Galantino

La dipendenza da alcool trasforma la vita di chi ne soffre, modificando addirittura i tratti somatici del volto, ma nessuna storia di alcolismo è irrecuperabile, nemmeno quando si tratta di persone che vivono in condizioni di emarginazione sociale. Questo il messaggio di speranza emerso dalla presentazione del percorso clinico assistenziale dedicato al paziente con patologia alcol correlata (Pac) che ha avuto luogo questa mattina, 20 giugno, nella hall del Policlinico Agostino Gemelli alla presenza del segretario generale della Cei Nunzio Galantino.

Il convegno è stato anche occasione per un bilancio del primo anno di attività della Villetta della Misericordia, inaugurata nel campus universitario esattamente un anno fa per rispondere con 20 posti letto all’emergenza dei senza fissa dimora, molti dei quali affetti da alcolismo: gestita dalla Comunità di Sant’Egidio, in collaborazione con l’ospedale, la struttura «ha restituito speranza e vita a tante persone – ha detto monsignor Galantino – perché dietro i numeri e le statistiche ci sono volti e storie». I medici e i volontari impegnati in questo progetto «si sono piegati insieme sulle carni sofferenti come quelle di Cristo», ha proseguito il segretario Cei, donandosi con gratuità come dei moderni buoni samaritani, agendo «controcorrente in un clima socio culturale che scarta chi non corrisponde ai canoni e agli standard condivisi».

Offrire tempo e competenze per e nella Villetta della Misericordia «non significa solo essere buoni – ha evidenziato Francesca Zuccari, responsabile europeo dell’impegno della Comunità di Sant’Egidio a favore delle povertà estreme – ma restituire il diritto alle cure a tutti». Tra i 5mila senzatetto presenti in Italia il fenomeno dell’alcolismo è molto diffuso e sebbene «non sia possibile avere dati numerici precisi, sappiamo che molti ne muoiono», ha continuato Zuccari. Ecco perché è importante intervenire efficacemente: «Si tratta di salvare delle persone».

Tanto è stato fatto in questi primi dodici mesi: oltre il 70% dei pazienti presi in carico dal Gemelli, «che ha riservato nel mio reparto 6 posti letto per gli ospiti della Villetta – ha spiegato Giovanni Addolorato, dirigente di Medicina interna, gastroenterologia e malattie del fegato del Policlinico -, ha avuto una significativa riduzione della dipendenza». È un team multidisciplinare quello che si occupa degli ospiti-malati, ogni mercoledì, dall’accettazione al Pronto soccorso fino al ricovero, necessario per la fase acuta della patologia, o in ambulatorio: dal cardiologo al neurologo, dal nutrizionista allo psicoterapeuta. «La competenza degli specialisti, unita alla loro generosità – ha spiegato Gianna Iasilli, responsabile della Villetta della Misericordia – si è incontrata con il nostro impegno», dando vita «a un modello che auspico sia replicabile in ogni ospedale».

Alla Villetta, ad oggi unico centro di accoglienza afferente ad una struttura ospedaliera, i senza fissa dimora trovano ogni sera un pasto caldo, la disponibilità di docce e servizi igienici, la possibilità di utilizzare la lavanderia e un ricovero per la notte. Ma soprattutto trovano «sostegno umano – riferisce Iasilli – perché è la vicinanza che dona a chi ha perso tutto la spinta per ricominciare». Molti, durante quest’anno, hanno ritrovato il desiderio di curarsi, di cercare un lavoro, di riprendere in mano la propria vita. «I centri di accoglienza di solito non accettano persone affette da alcolismo – ha concluso Iasilli – : noi siamo felici e onorati di avere fatto nostra questa ennesima sfida».

20 giugno 2017