Tiziano Ferro propone in tour “Il mestiere della vita”

Doppia tappa a Roma per l’artista pontino, sul palco dello Stadio Olimpico il 28 e 30 giugno. «La cosa più bella e importante? L’intimità con le persone»

Doppia tappa a Roma per l’artista pontino, sul palco dello Stadio Olimpico il 28 e 30 giugno. «La cosa più bella e più importante? L’intimità con le persone»

 “Il mestiere della vita” lo ha imparato. Tiziano Ferro, a ridosso dell’inizio di un impegnativo tour di tredici date in tutto, con il tris di Milano e il bis di Roma allo Stadio Olimpico il 28 e il 30 giugno, dichiara di sentirsi “teachable”, che letteralmente si traduce in “formativo”, ma in pratica per lui significa “un po’ più saggio”. Uno, insomma, che in questi ultimi 16 anni ha imparato a distaccarsi dal successo e a cercare di rimanere con i piedi ben piantati a terra, ma con la testa sempre piena di idee per scrivere e regalarci altre splendide canzoni.

Quando ha sfondato in radio con “Xdono” (il 22 giugno del 2001), le radio trasmettevano a tutte le ore la sua canzone, ma lui era un perfetto sconosciuto, un “anti social”, ammette lui oggi. Né spinto dalla rete, né uscito da qualche talent. Dopo 16 anni, 6 album inediti, una raccolta e centinaia di concerti in tutto il mondo, dividendosi tra Messico, Manchester, Milano e la sua Latina, torna dal vivo per presentare l’ultimo album “Il mestiere della vita”, uscito lo scorso dicembre a distanza di cinque anni dal precedente “L’amore è una cosa semplice” e raccontarsi com’è oggi. Senza frenesie, e con i numeri che fa, è uno dei pochi artisti italiani in grado di potersi permettere “i suoi tempi”.

«Quando vado ai concerti, voglio le canzoni, non le divagazioni mentali di un cantante che si sente onnipotente. Sarà uno spettacolo altamente moderno – ha dichiarato alla vigilia della partenza -. Con una scaletta ragionata dall’inizio alla fine e dal contenuto emotivo forte. Uno spettacolo dove la scenografia non toglie nulla alla musica, alla voce, alle canzoni che restano sempre al centro». E a giudicare dalle prime date, così è.

Ventinove brani in scaletta, compresi i tre bis. Canzoni dell’ultimo disco, “Il Mestiere della vita” (che apre di fatto il concerto) e brani del suo repertorio storico. Non mancano “Sere nere”, “Perdono”, “Rosso relativo”, “Ed ero contentissimo”, insieme ai tre medley divisi rigorosamente per genere (“R&B”, “Electro dance” e “Acoustic”), e poi “Il Conforto” (che nell’album canta con Carmen Consoli), “Potremmo ritornare” che chiude lo spettacolo sotto l’effetto pioggia. In programma anche la cover di Luigi Tenco, “Mi sono innamorato di te” (cantata per la prima volta sul palco dell’Ariston ad apertura dell’ultima edizione del Festival di Sanremo): lui al pianoforte e scenografia in bianco e nero, elegante e intenso.

Tanta musica, sì, ma anche un impegno produttivo non indifferente, per il quale, ogni volta, ci vogliono 8 giorni tra montaggio e smontaggio del palco e 100 tecnici che seguono tutto il tour. Tra i boati degli stadi, Tiziano si presenta così: dall’imponente e tecnologica scenografia di sfondo, costituita da schermi led, parte una lunga passerella che si allunga in mezzo al pubblico diventando essa stessa il palco principale e luogo in cui si svolge l’azione, dove l’artista è circondato a 270 gradi dagli spettatori con i quali riesce a creare una certa intimità nonostante l’imponenza della struttura.

«La cosa più bella e più importante dell’andare in tour è creare questo momento di intimità con le persone, perché per me l’intimità non è lo stare da soli in una stanza, è l’avere la disponibilità all’ascolto. Quindi, anche in uno stadio si può essere intimi», promette Tiziano.

Il pathos è sostenuto dai molti elementi della scenografia in movimento, con un soffitto Led (20×7 metri) che si sposta in alto e in basso e può anche ruotare su se stesso. Una sorta di monolite che cambia di posizione durante lo spettacolo. Mentre la parte inferiore è costituita da Led, la parte superiore funge da secondo palco. E poi gli effetti: da quelli pirotecnici ai laser di ultimissima generazione, fino ad arrivare all’acqua – per eccellenza l’elemento delle emozioni – portata nello show attraverso una cascata che “irrompe” più volte nello spettacolo e che viene ripresa e riprodotta virtualmente anche sugli schermi.

Anche «le grafiche e gli effetti luce in ogni show ci spiazzeranno – assicura l’artista- L’idea è quella di perdere i punti di riferimento e tutto può accadere!». In attesa di lasciarci stupire a Roma, una certezza: nessun tour invernale: «Il prossimo tour arriverà dritto con il nuovo disco, tra un paio d’anni almeno. Non riesco ad esserci sempre. Ho bisogno di scrivere all’ombra».

14 giugno 2017